Quante volte abbiamo detto: “Stasera voglio andare a dormire presto” per poi ritrovarci a guardare l’ennesimo video di TikTok sotto al piumone? Lo sappiamo che la sveglia suonerà tra meno di sette ore, forse sei, eppure non riusciamo a smettere e via, guardiamo un altro reel. Oppure: è mezzanotte passata, sappiamo che è ora di dormire, ma comunque decidiamo di ignorare il sonno pur di vedere un altro episodio di una serie tv. Non è pigrizia o mancanza di autocontrollo. Non è neanche uno scenario così infrequente. Si tratta della Revenge Bedtime Procrastination: sottrarre tempo al riposo pur di ‘rivendicare’ un piccolo spazio per noi, un momento di pace e di sollievo che non siamo riusciti ad avere durante la giornata. Un’abitudine molto diffusa, ma tutt’altro che innocua: il sonno regolare è un fattore cruciale per la nostra salute. Il 15 marzo ricorre la Giornata mondiale del sonno, istituita nel 2008 dalla World Association of Sleep Medicine proprio per fare il punto sui vari disturbi del sonno e su come combatterli.

Come riconoscere la Revenge Bedtime Procrastination

Per molti, la sera è il momento dedicato al relax dopo il lavoro: un buon pasto, una passeggiata, un libro o un film aiutano a rilassarsi, a connetterci a noi stessi e a chiudere dolcemente la giornata. Il problema arriva quando sentiamo che questi momenti di pausa e di ristoro ci sfuggono dalle mani, impegnati come siamo tra mille scadenze, mail, incombenze, liste da spuntare e appuntamenti. Per non parlare poi del lavoro di cura che ci aspetta al rientro a casa. E così, spesso, il momento di andare a dormire diventa il primo momento tranquillo che abbiamo: gli altri dormono e nessuno si aspetta nulla da noi. Qui scatta il meccanismo di “revenge”: più che una vendetta, è una rivendicazione del nostro tempo. Si “procrastina” il momento di chiudere gli occhi e si usano quelle ore “rubate” per fare qualcosa capace di darci una soddisfazione immediata: chattare, guardare una serie tv, ascoltare la musica, dedicarsi alla skincare o a un progetto che ci sta a cuore o semplicemente perdersi nei meandri dei social. Salvo poi alzare gli occhi e capire che si è persa la cognizione del tempo e che la sveglia suonerà prima che si possa recuperare il sonno. E così, spesso, si alimenta un ciclo negativo fatto di sensi di colpa, frustrazione e stanchezza accumulata.

Andare a dormire tardi non è di per sé un sintomo della Revenge Bedtime Procrastination: ogni persona ha i suoi ritmi e la regolarità (andare a dormire e svegliarsi sempre alla stessa ora) è importantissimo, tanto quanto la quantità e la qualità del sonno. Si parla di “procrastinazione della buonanotte” quando non c’è un valido motivo per aspettare a coricarsi: non siamo fuori casa e non sta succedendo nulla che richieda la nostra attenzione. In più, non abbiamo la possibilità di recuperare quelle ore di sonno perse la mattina dopo. Spesso poi si accompagna al senso di colpa: sappiamo che dormendo di più staremmo meglio, ma non possiamo fare a meno di quel momento di ‘obnubilamento’ di fronte allo smartphone e della gratificazione immediata che ne deriva.

Come ritrovare una buona notte di sonno

Proprio per questo è un fenomeno insidioso: una società che spinge all’iperproduttività e a “fare il più possibile” sempre, tenendo in bilico sport, lavoro e vita sociale, considera accettabile sacrificare il tempo per sé e per il sonno. Chi soffre di Revenge Bedtime Procrastination di solito conduce una vita molto stressante. Ma, a lungo andare, questo comportamento può avere serie ripercussioni sulla salute fisica e mentale. Come se ne esce allora? Innanzitutto, imparando a dare il giusto valore al tempo libero, a ciò che ci fa stare bene (ma chi ha detto che bisogna essere sempre produttivi?) e soprattutto al relax, che non va guadagnato, ma è un’esigenza fisiologica. Una buona abitudine è costruirsi una routine serale senza schermi (niente tv, pc o tablet) cercando di andare a dormire, quando e se possibile, sempre alla stessa ora. Sostituire lo smartphone con un libro, o con qualche minuto di meditazione, è un buon modo per abbandonarsi dolcemente alle braccia di Morfeo. E, se il problema persiste, parlarne con uno specialista del sonno: il riposo non è mai tempo perso.

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