Cinema

Volare, Un altro ferragosto e Race for glory: Audi vs Lancia – Il tris dei film italiani in sala

di Davide Turrini

Se un alieno cadesse sulla terra e volesse vedere i film italiani ora nei cinema temiamo non crederebbe ai suoi occhi e alle sue antenne. A seguire la recensione dei tre titoli in sala che rappresentano non proprio in maniera sfavillante l’industria italiana in questo periodo storico.

VOLARE di e con Margherita Buy. (Italia, 2023). Produzione: Kavac Film, Rai Cinema Distribuzione: Fandango. Al 10 di marzo, dopo quindici giorni di programmazione, incassati 549mila euro.

Prendete un film scialbo di Nanni Moretti (ce ne sono diversi, scegliete pure), dividetelo per tre e sottraete cento. Ecco a voi Volare. Un film in cui la Buy, che da trent’anni recita se stessa singhiozzante in panni apparentemente fittizi, finalmente recita se stessa singhiozzante in panni apparentemente fittizi. Si tratta dell’attrice AnnaBi (di primo acchito la sordità ci aveva fatto pensare a un film di Kitano) che ha paura di prendere l’aereo. Un’ora e quaranta immersi in una tonalità grigio onoranze funebri tra occhioni sgranati, sospironi prolungati, burlette demenziali prima attorno ad un’epifanica rinuncia di un viaggio su un Boeing che avrebbe portato la protagonista a lavorare con un cineasta coreano, poi uno sfibrante tira e molla di gag nevrotico-sentimentali tra i partecipanti alla prolungata seduta, modello alcolisti anonimi, gruppuscolo clichè (il pilota, l’innamorata del pilota, il migrante traumatizzato, il critico cinematografico, ecc…) di fobici dell’aeroplano organizzata dalla Ita Airways (un product placement volante che non si vedeva dai tempi dell’acqua Pejo).

In Volare, peraltro, non esiste regia o perlomeno non esiste una funzione di organizzazione generale capace di porre ordine, dare indicazioni, comporre senso (guardate la raccogliticcia sequenza dal parrucchiere Giuseppe Piccioni così disumanamente ricomposta per fare ridere). Cosa ancora più terrificante, roba che nemmeno nei peplum di terz’ordine, in Volare manca uno scenografo, anche solo con una mano legata dietro la schiena, per apporre un misero vasetto, visionare uno sfondo purchessia, dare una scarica, un guizzo di vita alla scena altrimenti defunta. Volare è un film visivamente punitivo che si autocelebra per la propria volontaria insignificanza estetica, tipica di quel morettismo ultima maniera, dove avere uno sguardo è un optional perchè basta che in fondo ci sia la firma. Segnaliamo: film sostenuto dal ministero della Cultura.

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