RACE FOR GLORY: AUDI VS. LANCIA di Stefano Mordini. Con Riccardo Scamarcio, Daniel Bruhl, Giorgio Montanini. Produzione: Rai Cinema. Distribuzione: Medusa.
Stefano Mordini è un regista che conosce la grammatica del cinema in maniera plastica. A lui non gliela fai in termini di stile. Sa cos’è, e come usare, un primissimo piano alla Leone (qui diciamo alla Steve McQueen per l’iride azzurra di Scamarcio) o la miscela rapida di dettagli (leva del cambio, sguardo, soggettiva pilota, ripresa aerea, ecc) di una corsa in auto azionando la pulsazione ritmica del montaggio. Per questo, almeno in Race for glory, non c’è una regia da colpo alla tempia. Almeno. Il problema grosso, praticamente insormontabile però, di questo film tra lo sportivo e il biografico, è che sembra come svuotato e dissanguato di passione e furore. Certo, la prospettiva non è quella rutilante di un Ford v Ferrrari, ma nemmeno quella vagamente metafisica di Le Mans. Race for glory illustra una sorta di gara tra Davide – la Lancia sotto la supervisione di Cesare Fiorio – e Golia – l’Audi teutonica vincitrice di ogni corsa.
Saranno la capacità strategica e un pizzico di creatività all’italiana del team torinese a battere nell’avvincente Campionato del mondo di Rally del 1983 i rivali tedeschi più ricchi e preparati tecnicamente. E come dire, dopo le sequenze delle corse (peraltro supportate qua e la da immagini di repertorio), ci sono solo figurine sottili (ma c’era Bruhl in scena? davvero?), praticamente invisibili, buone a malapena per un fotoromanzo. E poi facciamo una colletta, un crowdfunding per fornire comparse e fondali, un programmino in CGI, affinché Race for Rally sostituisca quello spazio smunto, inanimato, riempito da quattro gatti dietro le curve di un boschetto di roverelle, quando il rally di quegli anni era autentica folla gasata e plaudente. Segnaliamo lo zampino ministeriale anche qui.