Prima l’uscita del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a Matelica, che ha evocato il terrorismo e il periodo delle Brigate Rosse. Poi i piani del Viminale riportati dal Corriere della Sera, secondo cui è sul tavolo l’ipotesi di prevedere accessi limitati e controllati agli atenei. Così in poco tempo è già deflagrata la voglia di parte del centrodestra di governo di militarizzare le università dopo quanto accaduto alla Federico II di Napoli, dove venerdì le proteste degli studenti pro-Palestina hanno portato all’annullamento del dibattito con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Di fronte alle prima proteste dell’opposizione, con il M5s che respinge appunto “qualsiasi ipotesi di militarizzazione degli atenei italiani”, ci ha dovuto pensare la stessa ministra dell’Università Anna Maria Bernini a frenare i piani e le dichiarazioni dei suoi alleati di maggioranza e di governo.

“Non sottovalutiamo e non drammatizziamo“, ha dichiarato intervistata dalla Stampa. La stessa parola usata in una nota diffusa alle agenzie da fonti qualificate del ministero proprio per smentire l’idea di un numero chiuso agli eventi nelle università. “I fatti avvenuti nei giorni scorsi negli Atenei sono da non sottovalutare, ma il ministro dell’Università Anna Maria Bernini ha deciso di non drammatizzare per non esacerbare gli animi”, riferiscono le fonti. Poi la precisazione chiave: “Al dicastero non risultano ipotesi di limitare gli accessi agli atenei”. Un piano predisposto dal Viminale guidato dal ministro Matteo Piantedosi, che secondo il Corriere potrebbero portare a bloccare o limitare le contestazioni, tenendole fuori dalle aule dove si tengono convegni e appuntamenti.

Per Bernini invece la strada è un’altra. Pur ribadendo che “quello che è successo è inaccettabile” perché “violenza e sopraffazione non possono trovare spazio alcuno”, la ministra dell’Università a La Stampa ha spiegato come intende procedere: “Per questo giovedì incontrerò i rettori con l’idea di discutere con loro, nel totale rispetto del principio di autonomia, quali siano gli strumenti migliori per proteggere questo prezioso spazio di libertà e democrazia”. Un concetto ribadito anche dalle fonti del ministero che hanno parlato alle agenzie: si studiano soluzioni che devono essere condivise con l’intero sistema accademico. Il confronto di giovedì quindi dovrebbe portare a scelte sostanziali, con il coinvolgimento diretto delle Università per decidere come procedere.

Parole che dovrebbero provare a placare le proteste dell’opposizione. “Abbiamo fermamente condannato gli episodi di intolleranza che hanno visto come vittime David Parenzo e Maurizio Molinari in due università italiane. Altrettanto fermamente respingiamo qualsiasi ipotesi di ‘militarizzazione‘ degli atenei italiani, con blindati davanti alle sedi di convegni e dibattiti universitari. Non è questa la strada da percorrere, e alzare ulteriormente la tensione come ha fatto ieri Lollobrigida non fa che rendere il clima ancora più incandescente“, hanno dichiarato in una nota congiunta i parlamentari del M5s in commissione Cultura alla Camera e al Senato. “La risposta repressiva e securitaria rappresenta, da sola, un fallimento assoluto“, hanno aggiunto i Cinquestelle.

Preoccupazione anche da Alleanza Verdi e Sinistra: “Apprendiamo dal Corriere della sera che i vertici del Viminale vorrebbero limitare gli ingressi nelle aule universitarie dove si svolgono dibattiti. Non si può usare un triste episodio di intolleranza in questo modo: le Università sono il luogo della libertà di pensiero, di sviluppo della capacità critica e di esercizio democratico del conflitto, se del caso. Introdurre restrizioni, controlli rigidi, oltre a quelli già esistenti, sarebbe una censura da parte del potere e una limitazione dell’autonomia delle Università stesse”, ha affermato in una nota la capogruppo alla Camera Luana Zanella. Per gli studenti ha parlato all’Ansa Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli universitari: “Le università devono essere spazi liberi, in cui potersi riunire ed in cui tutti dovrebbero avere il diritto di manifestare pacificamente il proprio dissenso. La via securitaria non sarà mai risolutiva, il Governo e gli atenei dovrebbero muoversi attraverso il dialogo e non ancora una volta attraverso la repressione“.

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