“Sì, la fame è usata come arma di guerra, diciamolo”. L’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, accusa Israele di crimini di guerra. Le parole del vicepresidente della Commissione Ue spagnolo non sono state commentate né da Ursula von der Leyen né da altri rappresentanti del Berlaymont, ma irrompono nel dibattito internazionale sul conflitto a Gaza spostando il baricentro dell’Europa sul dossier e scatenando la reazione del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz: “La smetta di attaccare Israele”. E il capo della Farnesina, Antonio Tajani, prende le distanze: “Si esprime a titolo personale, non è la posizione dell’Italia”.
Fino a quando da palazzo Berlaymont non arriverà una smentita o una rettifica, le parole del capo della diplomazia europea rappresentano una precisa quanto dura presa di posizione. “Affamare intenzionalmente i civili privandoli di oggetti indispensabili alla loro sopravvivenza, compreso l’ostacolare intenzionalmente le forniture di soccorso” è un crimine di guerra, si legge infatti nello Statuto di Roma del 1998. Accusare Tel Aviv di usare la fame come arma di guerra, quindi, equivale a dire che il governo Netanyahu sta commettendo crimini di guerra: “È positivo guardare al sostegno via mare o via aria – ha dichiarato Mr Pesc -, ma dobbiamo ricordare che dobbiamo farlo perché la via naturale per fornire aiuti è stata chiusa artificialmente. Mandiamo paracadute in un posto che è a un’ora di macchina dall’aeroporto più vicino. Sì, la fame è usata come arma di guerra, diciamolo”, ha dichiarato nel corso del Forum Umanitario Europeo 2024.
La situazione nell’enclave palestinese è disastrosa e continua a peggiorare col passare dei giorni. “A Gaza non siamo più sull’orlo della fame, siamo in uno stato di fame che colpisce migliaia di persone”, ha detto Borrell ricordando anche le dichiarazioni di domenica del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che in visita da Netanyahu ha dichiarato: “Non possiamo restare a guardare i palestinesi che muoiono di fame”. Il capo della diplomazia europea ha infatti detto che “il cancelliere Olaf Scholz ha detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ‘non possiamo stare a guardare mentre i palestinesi muoiono’. Bene, e che cosa facciamo? Perché la fame non è un disastro naturale, non è un terremoto, è interamente prodotta dall’uomo. Prodotta da chi? Da chi impedisce che gli aiuti umanitari entrino a Gaza, dalla mancanza di accesso, dall’acuta insicurezza all’interno che impedisce di distribuire gli aiuti. Il problema sono le centinaia di camion che aspettano al confine” e coloro che controllano il confine, che “ne impediscono l’ingresso”, conclude riferendosi a Israele e, in parte, all’Egitto.
D’accordo con lui anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che non accusa direttamente Tel Aviv ma, facendo riferimento al report della Fao secondo il quale a maggio potrebbe iniziare una carestia nel nord di Gaza, ricorda che crisi del genere non sono naturali: il rapporto è una “spaventosa accusa” delle condizioni presenti nella Striscia, ha detto aggiungendo che “si tratta di un disastro interamente causato dall’uomo che, chiarisce il rapporto, può essere fermato”.
L’Alto rappresentante per la Politica Ue, nelle sue dichiarazioni, mostra tutta la delusione per come è stata gestita, anche a livello internazionale, la questione della guerra a Gaza, arrivando a dire che “prima della guerra era una grande prigione a cielo aperto, oggi è un grande cimitero a cielo aperto, anche per quello che riguarda il rispetto delle regole internazionali. Ci sono derrate alimentari accumulate per mesi che aspettano di entrare a Gaza, mentre al di là del confine si muore di fame. È arrivato il momento di fare qualcosa e non solo lamentarsi, ne parleremo oggi al Consiglio”. E ha concentrato l’attenzione sui più piccoli: “I bambini sono coloro che soffrono di più a Gaza perché non hanno alcun posto dove andarsi a nascondere. Questa è una guerra di bambini. A Gaza sono stati uccisi più bambini in questi mesi che in tutto il mondo negli ultimi quattro anni”.
Spagna e Irlanda, ha annunciato da Mr Pesc, hanno chiesto di discutere del rispetto dei diritti umani da parte di Tel Aviv nella guerra a Gaza per quanto riguarda l’accordo di associazione Ue-Israele: “Non parliamo della sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele, che spetterebbe alla Commissione proporre, ma del rispetto dei diritti umani. Ne discuteremo”. Una posizione, quella espressa da Spagna e Irlanda, che “non è la posizione dell’Italia“, ha specificato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Che a sua volta ha preso le distanze anche dalle dichiarazioni di Borrell: “Sono una sua posizione personale, legittima, ma che non è stata concordata con nessuno. Non possiamo dimenticare perché è scoppiata questa guerra nella Striscia di Gaza, far finta che Hamas non abbia compiuto gli atti del 7 ottobre. Il responsabile della guerra è Hamas. Detto questo, sono mesi che noi diciamo che Israele deve tenere conto della situazione della popolazione civile”.