Studiare il codice antimafia italiano partendo dalle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati e importando in Francia i metodi di affiancamento, psicologico e legale, previsti in Italia per le famiglie delle vittime innocenti di mafia. Era questa la ‘mission’ della delegazione francese composta da diversi esponenti dell’associazione Crim’HALT che oggi, alla vigilia dei 30 anni dalla morte di don Peppe Diana, hanno incontrato le associazioni italiane a Casal di Principe, nella ‘Casa di Don Peppe Diana’. “In Francia ad esempio – spiega la giornalista Francesca Vinciguerra che ha accompagnato la delegazione francese – non esiste lo statuto di ‘vittima innocente’ che invece ha delle conseguenze notevoli sia sotto il profilo umano che burocratico, con l’incontro di oggi abbiamo condiviso le nostre rispettive storie anche legate al riuso dei beni sequestrati alla criminalità”.
Ed è proprio in una villa confiscata ad un camorrista, diventata negli anni un luogo di ritrovo intitolato al parroco ucciso 30 anni fa dal clan dei casalesi, che le esperienze italiane e francesi si sono incontrate. “Trent’anni fa ognuno lavorava per se contro le mafie – spiega al Fattoquotidiano.it Enrico Tedesco della Fondazione POL.I.S. della Regione Campania per le vittime innocenti – invece la grande eredità che ci ha lasciato Don Peppe è proprio la condivisione. Appuntamenti come quelli di oggi lo testimoniano, tanti anni fa magistrati, preti e istituzioni e associazioni combattevano la criminalità ma ognuno per sé, oggi invece – prosegue Tedesco – abbiamo capito che le mafie si combattono insieme. In questi 30 anni è stato fatto molto e lo dimostra anche l’interessamento del mondo associazionistico francese verso il nostro status di ‘vittima innocente’, che prevede un supporto reale alle famiglie sia in tribunale che a livello psicologico”.
L’appuntamento rientra nelle iniziative che si stanno svolgendo in questi giorni in occasione del trentennale dall’omicidio di Don Peppe Diana. “Incontri come quelli di oggi – dice Marisa Diana, sorella di Don Peppe – dimostrano che dalla sua morte, dal suo sacrificio, sia nato un popolo”.