I numeri dicono che le elezioni russe sono l’ultimo trionfo di Vladimir Putin. Le immagini circolate in questi tre giorni di votazioni raccontano che questi dati non rappresentano l’unico record dell’ultima chiamata alle urne: sono state anche le elezioni con le più importanti manifestazioni di protesta nella storia del leader russo.

Come detto, i numeri parlano da soli e anche il Cremlino tiene a sottolinearlo: il risultato ottenuto da Vladimir Putin è “unico” e dimostra “il consolidamento” del sostegno del Paese per il cammino scelto da lui, ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Con le schede quasi tutte scrutinate, alle urne si è recato oltre il 73% degli aventi diritto, numeri senza precedenti nella storia della Federazione Russa. E lo stesso vale per i consensi ottenuti dal presidente: 87,29%. L’Osce non considera il voto regolare già da prima che i cittadini venissero chiamati alle urne, data la decisione di Mosca di aprire i seggi anche nelle aree occupate dell’Ucraina.

Detto questo, ciò che è interessante sottolineare è il risultato politico del voto. Da una parte c’è un Paese che, in gran parte, riconosce ancora, e forse più di prima, il ruolo di guida affidato a Vladimir Putin. Dall’altro, nello stesso Paese dove la repressione si fa sempre più oppressiva, dove la guerra con l’Ucraina stimola i sentimenti patriottici russi e la capacità dei cittadini di compattarsi i nome della sicurezza nazionale, le opposizioni si sono dimostrate più rumorose. Sarà forse per la morte recente, improvvisa e sospetta del principale oppositore di Putin in patria, Alexei Navalny, deceduto nel carcere di Kharp, il 16 febbraio scorso. La folla comparsa coraggiosamente in strada per onorarne la lotta è la stessa, ben più importante per dimensioni, che ha accolto il suo invito e di sua moglie Yulia di recarsi alle urne alle 12 di domenica per mostrare un dissenso silenzioso nei confronti del capo dello Stato. In quelle ore, i seggi si sono riempiti dalla Siberia fino a Mosca, mostrando al mondo che il Paese non è tutto a favore di Putin. Senza dimenticare altri atti dimostrativi, ben più eclatanti e repressi dalle autorità, di cittadini che hanno incendiato diversi seggi o gettato inchiostro verde all’interno delle urne, annullando centinaia di schede.

Intanto, a livello internazionale, i Paesi si dividono tra chi si complimenta con Putin per la vittoria elettorale e chi la rinnega apertamente. Il Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier non intende inviare le sue congratulazioni: “Non ci sarà nessuna lettera a Putin”, ha dichiarato ieri sera la portavoce presidenziale tedesca, Cerstin Gammelin. “Oggi penso alle persone che in Russia lottano per la libertà e la democrazia e che vivono in costante pericolo a causa del regime di Putin. Non dimenticheremo queste persone coraggiose”, ha scritto su X il presidente tedesco. Mentre la Francia ha denunciato che “le condizioni di un’elezione libera, pluralista e democratica” non sono “di nuovo” state rispettate. Il ministero degli Esteri ha reso omaggio “al coraggio di numerosi cittadini russi che hanno manifestato pacificamente la loro opposizione a questa violazione dei loro diritti politici fondamentali”.

Diversa la posizione della Cina, con il presidente Xi Jinping che si è congratulato con Putin sottolineando che la rielezione alla presidenza “riflette pienamente il sostegno del popolo russo. Negli ultimi anni, il popolo russo si è unito per superare le sfide. Credo che sotto la tua guida la Russia sarà in grado di raggiungere maggiori risultati nello sviluppo e nella costruzione nazionale”. E ha poi ribadito la vicinanza tra i due Paesi, rinsaldatasi dopo l’invasione russa dell’Ucraina e il tentativo degli alleati occidentali di isolare Mosca: la Cina, ha detto Xi, “attribuisce una grande importanza alle relazioni bilaterali ed è disposta a mantenere una stretta comunicazione con la Russia allo scopo di promuovere ulteriormente lo sviluppo duraturo, sano, stabile e approfondito dei legami bilaterali”.

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