Scuola

La scuola può chiudere per la fine del Ramadan? A Gasparri e Salvini ricordo un decreto

di Fiore Isabella

Tra i proclami del candidato repubblicano alla Casa Bianca e le cadute di stile identitarie della destra che governa l’Italia differenze, ce ne corre, ma la totale assenza di cultura democratica che le sottende è identica. Al centro di questa obbrobriosa congruenza sottoculturale ci sono sempre loro: i migranti. Nel caso dell’incontenibile aspirante alla Casa Bianca dalla zazzera rossa il programma di governo, nella sua sintetica espressione, è stato svelato: “Se perdo sarà un bagno di sangue. I migranti li chiamate persone? In alcuni casi sono animali”. Dichiarazione che farebbe rabbrividire chiunque abbia davanti agli occhi il sangue innocente di decine di migliaia di civili, tantissimi bambini, che scorre in Palestina e in Ucraina.

I casi, richiamati da Trump, in cui esseri umani possono essere considerati animali, non sono addebitabili a svarioni antropologici ma a muscoli cardiaci sostituiti dai cingoli dei carri armati. Ritornando ai fatti di casa, la diatriba verte sulla scelta dell’Istituto comprensivo statale Iqbhal Masih di Pioltello di dare agli alunni una vacanza il 10 aprile, giorno della festa di fine Ramadan con cui si conclude il periodo di digiuno dei fedeli musulmani. Ad accendere il fuoco ci ha pensato il senatore Gasparri con la richiesta di sapere dalla voce originale di Valditara “se la incredibile decisione di chiudere una scuola per il Ramadan sia ammissibile”. L’eco dei dubbi gasparriani è stata percepita (e ci mancherebbe altro!) da Salvini, avvocato difensore dei Crocifissi appesi e dei Rosari in mano che così sentenzia: “Una scelta inaccettabile, contro i valori, l’identità e le tradizioni del nostro Paese”.

In attesa di sentire il ministro dell’Istruzione e di sapere se è ancora valida la normativa vigente o è stata nottetempo abrogata, mi pare doveroso richiamare, a beneficio degli smemorati, il decreto 297 del 1994 che attribuisce al consiglio di circolo o d’istituto, fra gli altri compiti, quello di adattare “il calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali su proposta del collegio dei docenti”. Ma c’è di più! Nel 1999 è intervenuto il DPR 275 che attribuisce alle istituzioni scolastiche il potere di adattare il calendario scolastico alle esigenze rappresentate nel piano dell’offerta formativa.

Credo, a questo punto, doveroso ricordare ai dubbiosi affetti da patologie identitarie che gli organismi scolastici esprimono le esigenze del territorio e se le scuole sono frequentate da studenti musulmani è giusto che il calendario ne comprenda le esigenze. Questa è legalità e rispetto e non attacco ai nostri valori che, se correttamente intesi, si inquadrano in un proficuo dialogo interreligioso e non impugnano la sciabola per fare a pezzi i valori degli altri.

In questi giorni un giovane maliano, da me regolarmente assunto, mi ha preparato la legna per il prossimo inverno. La mattina, abbondantemente prima dell’alba, ha fatto colazione e durante la giornata, per rispetto alla sua fede, si è privato pure dell’acqua. Durante le ore di lavoro ad intervalli di un’ora gli chiedevo, preoccupato, come stava, se aveva bisogno di qualcosa, e se ne sentiva la necessità di fare le pause che voleva per recuperare le forze. La risposta era sempre la stessa “Tutto bene!”. Quella parola “bene” che, per restare nell’alveo dell’odierno argomento, non ho intravisto né nell’ardito programma sanguinario e disumano di Trump né nei politici italiani che ignorano le Leggi e che ormai da anni riversano i loro sforzi nelle crociate valoriali ed identitarie.

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