Il regista romano è intervenuto durante l’ultimo Bif&st di Bari, rimarcando che sono stati fatti errori strategici sul lancio del suo film negli Usa per guadagnare l’ambita statuetta. “Purtroppo la campagna non è andata come doveva andare"
“Agli Oscar era possibile vincere, ma non abbiamo avuto il distributore americano giusto”. Matteo Garrone si toglie qualche sassolino dalla scarpa per l’insuccesso agli Oscar di Io Capitano. Il regista romano è intervenuto durante l’ultimo Bif&st di Bari, rimarcando che sono stati fatti errori strategici sul lancio del suo film negli Usa per guadagnare l’ambita statuetta. “Purtroppo la campagna non è andata come doveva andare, non abbiamo avuto il distributore americano giusto che ha investito quello che andava investito”, ha affermato Garrone.
E per chi, seppur nell’ambito culturale, lavora in un’impresa economica che deve portare ad un ricavo, si tratta di errori di non poco conto. Va segnalato infatti che la distribuzione, campagna di lancio e affermazione di Io capitano negli Stati Uniti è stata affidata alla Cohen Media Group, società fondata nel 2008 da uno degli executive di Frozen, Charles Cohen. La Cohen Media Group ha distribuito recentemente anche Rapito di Bellocchio e l’ultimo film di Uberto Pasolini, Nowhere special, ma ha però avuto l’intuito di supportare nelle sale statunitensi The salesman, il film del regista iraniano Ashgar Farhadi che ha vinto proprio un Oscar come miglior film straniero.
Basta però dare un’occhiata alla pressoché inesistente uscita nelle sale Usa di Io Capitano (150mila dollari d’incassi) per capire che qualcosa in terra americana per la fiaba nera sulla migrazione di Garrone è andato storto. Sempre in tema di distributori statunitensi, l’ultimo film italiano vincitore di un Oscar come miglior film straniero, La grande bellezza di Paolo Sorrentino, nel 2015 salì sul carro della Janus Films, storica importatrice di titoli di Antonioni, Bergman, Fellini, Kurosawa e Truffaut. Mentre il film vincitore come Oscar al film straniero nel 2024, La zona d’interesse, ha un distributore americano come la A24, spesso a premio (Oscar) da indipendente direttamente nelle categorie più blasonate e “nazionali” come l’Oscar alla miglior attrice a Brie Larson nel film Room (2015) e soprattutto nell’exploit del recente Everything Everywhere all at once, diretto da The Daniels, che nel 2023 ha vinto sette Oscar su undici nomination (tra cui miglior film, attore, attrice protagonista e non protagonista).
Nel suo intervento a Bari, Garrone ha segnalato un altro problema tecnico, oggettivamente macroscopico: “Nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie. Una cosa che fa la differenza perché è una gara in cui non tutti partono alla pari. Se corri per tutte le categorie hai come votanti tutti i diecimila dell’Academy, mentre per la categoria miglior film straniero a votare sono solo in mille”. Infine, ricordando che nella categoria miglior film straniero ha vinto un film inglese: “Gli inglesi votanti sono poi ben novecento, mentre gli italiani poco più di cento. Correre per tutte le categorie ci avrebbe dato più chance”. In uno strano balletto di responsabilità (una su tutte: chi ha messo in piedi la strategia distributiva negli Usa per Io Capitano?) al regista romano ha risposto Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, che ha coprodotto e distribuito in Italia Io Capitano: “La mancanza iniziale di un distributore americano adeguato e importante ha fatto sì che il film non fosse iscritto in tutte le categorie”.