Giocare sempre. Giocare comunque. Senza potersi permettere di respirare, pensare. Essere umani. Succede che quando il pallone si ricorda di esserlo, il giocattolo si rompe. Perché nel calcio moderno, costruito perché lo show vada sempre avanti, chi si ferma è perduto. In questo caso, la Serie A.
Domenica Atalanta-Fiorentina è stata rinviata per il malore occorso in ritiro a Joe Barone, il direttore generale dei viola che si è sentito male prima del match ed è stato portato in ospedale d’urgenza. Una decisione sacrosanta: impensabile costringere ad andare in campo i calciatori che solo poche ore prima si erano ritrovati a soccorrere un loro dirigente, in gravi condizioni. Il paradosso è che per aver fatto per una volta la scelta giusta, la Serie A adesso si ritrova nei guai.
Di fatto, Atalanta-Fiorentina oggi è una partita quasi “irrecuperabile”, che probabilmente si giocherà a fine campionato o giù di lì, con tutte le conseguenze che ciò potrà avere sulla regolarità del torneo. Entrambe le squadre sono infatti impegnate in coppa, e se l’impegno dei bergamaschi in Europa League contro il Liverpool appare proibitivo, nella più abbordabile Conference la Viola, attesa prima dal Viktoria Plzen e poi eventualmente dalla vincente fra Paok e Brugge, può sognare di tornare in finale come l’anno scorso. Nella migliore delle ipotesi, che però è anche la peggiore per il calcio italiano, cioè quella dell’eliminazione di entrambe ai quarti, il recupero potrebbe essere fissato già il 2 maggio. Difficile, e comunque nessuno se lo augura. Il 15 c’è la finale di Coppa Italia, gara per cui è già prenotato l’Olimpico, e dove ci sarà proprio una tra Atalanta e Fiorentina che si sfidano in semifinale (l’altra è Lazio-Juve): lo spostamento farebbe più danni che altro. La data più verosimile diventa quindi il 22 maggio, prima dell’ultima giornata, sempre che l’Atalanta non vada fino in fondo in Europa League. Con entrambe in finale, sarebbe praticamente obbligato scollinare maggio. Un autentico rompicapo.
C’è il rischio concreto di trascinare uno spareggio per l’Europa o addirittura la Champions, con in ballo decine di milioni di euro, a campionato concluso, addirittura con i ritiri delle nazionali già iniziati visto che il 14 giugno comincia l’Europeo. Bene che vada, un match così importante si giocherà a distanza di settimane, con differenti condizioni fisiche e psicologiche, eventuali squalifiche, infortuni. Tutto falsato. E abbiamo visto giusto pochi anni fa, col famoso Bologna-Inter rinviato ad oltranza a alla fine costato ai nerazzurri lo scudetto, quanto possa essere distorta una classifica con un asterisco. Evidentemente il pallone non impara mai dai propri errori.
La Lega Calcio negli ultimi anni ha preso qualche accorgimento, distribuendo le partite anche durante le feste natalizie ed eliminando i turni infrasettimanali: una buona idea che ha liberato qualche data, ma solo nella parte centrale della stagione, comunque non abbastanza. Il calendario rimane folle, al punto che basta una partita saltata per mandare in tilt il sistema. Perché nessuno accetta di fare un passo indietro, anzi. La Uefa ha varato la nuova SuperChampions che dell’anno prossimo, con più squadre e più partite, non farà altro che peggiorare la situazione. La Fifa si è inventato il Mondiale per club che nel 2025 stravolgerà la stagione. Le Federazioni non rinunciano alle soste delle nazionali, la Figc ha pensato bene di organizzare addirittura una trasferta intercontinentale nel bel mezzo del campionato, per disputare le irrinunciabili amichevoli contro Ecuador e Venezuela (trovare delle avversarie più a portata di mano sarebbe stato troppo di buon senso). Un’idea potrebbe essere cambiare il format dei campionati, anche per aumentarne la competitività, ma la Serie A di scendere a 18 squadre non ne vuole sapere. La prossima volta queste disgrazie e gesti di solidarietà faranno meglio a non capitare nel weekend. Il calcio moderno non se li può permettere.