“Vivo con la paura costante di svegliarmi e scoprire chi è morto, chi è finito sui giornali. È difficile ed estenuante trovare la motivazione per svegliarti la mattina”. Gli oltre cinque mesi di guerra hanno stremato la popolazione della Striscia di Gaza. Ogni elemento della vita quotidiana è una conquista: il cibo, l’acqua da bere e per lavarsi, le medicine per una banale influenza. “Qui esistere è già una sfida” dice una coordinatrice di Oxfam sfollata a Rafah, nel sud della Striscia.

“A febbraio, rispetto a gennaio, è entrata la metà dei camion di aiuti. La comunità internazionale, mostrando il fallimento degli sforzi diplomatici, ricorre a lanci di aiuti aerei e all’invio di aiuti via mare, che risultano insufficienti e inadeguati. Serve fare pressione su Israele per cambiare quello che sta accadendo ed evitare il rischio genocidio” è l’allarme lanciato da Oxfam che si appella alla comunità internazionale perché faccia pressione sul governo di Netanyahu. In un nuovo report l’organizzazione denuncia come “ormai da mesi le autorità israeliane impediscano l’ingresso a Gaza di aiuti fondamentali inviati da organizzazioni umanitarie di tutto il mondo, per soccorrere milioni di sfollati allo stremo. A soli 2,3 chilometri da Israele e a 40 chilometri da Gaza, in un magazzino ad Al Arish, sono stoccate bombole di ossigeno, incubatrici per neonati, attrezzature sanitarie per curare i feriti o impedire il dilagare di epidemie.

“Il fatto che gli altri governi non stiano esercitando alcuna pressione su Israele, ma si siano limitati all’invio di aiuti del tutto insufficienti via mare o paracadutati dal cielo, la dice lunga su quanto sta accadendo. – sottolinea Paolo Pezzati portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia– Le autorità israeliane non solo non facilitano lo sforzo umanitario internazionale, ma lo ostacolano attivamente, non prendendo tutte le misure necessarie per prevenire il genocidio che rischia di consumarsi a Gaza. Non importa se a Rafah, oltre 1 milione e mezzo di sfollati rischiano di morire di fame e sete. Nel corso della recente visita compiuta con le organizzazioni umanitarie e i parlamentari italiani, abbiamo visto oltre 1500 camion di aiuti bloccati al valico che porta a Gaza. È una situazione insostenibile”.

Negli ultimi 157 giorni di guerra, Israele ha fatto entrare a Gaza 15mila e 413 camion, ma ne servirebbero il sestuplo (90mila) per soddisfare i bisogni più basilari. A febbraio, il dato è ancora più sconcertante perché l’autorizzazione è stata concessa ad appena 2mila e 874 camion, con una riduzione del 44% rispetto al mese precedente.

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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