Due cd da possedere e ascoltare: molto diversi, ma egualmente attraenti. L’uno presenta musiche riferite alla Spagna; l’altro, due Sonate del bolognese Stefano Golinelli, compositore di tutto rispetto ma oggi trascurato nei programmi di concerto. I due pianisti sono Axel Trolese, giovane ma già affermato; e Loredana Brigandì, musicista di talento, che dopo un’interruzione di alcuni anni è oggi di nuovo molto attiva. Trolese affronta il terzo e quarto quaderno di Iberia di Isaac Albéniz, e così completa la serie delle dodici Nouvelles Impressions: aveva già inciso, in un precedente cd, i primi due libri.
Iberia è un capolavoro eccelso, che esige dall’interprete la combinazione di tanti elementi diversi: tecnica agguerrita, colori studiatissimi negli effetti timbrici, ferreo senso ritmico alternato a momenti di abbandono poetico. Albéniz lo compose tra il 1905 e il 1908, nella Parigi di Debussy e Ravel. Trolese affronta le difficoltà con piglio sicuro, in un’interpretazione cristallina, nitida, mai sforzata, sempre elegante. Il cd offre anche le tre Danzas fantásticas di Joaquín Turina: composizioni di grande spicco, ispirate al romanzo La orgía di José Más (1885-1941). Composte per pianoforte nel 1919, vennero poi orchestrate ed eseguite nel 1920 al Teatro Price di Madrid. La prima danza, Exaltación, ha il passo leggiadro della jota aragonese; il suono della chitarra pervade Ensueño; il profumo dei fiori e del vino permea Orgía. Trolese le interpreta con sensibilità e grande gusto.
Conclude la carrellata la Rapsodie espagnole di Maurice Ravel, compositore notoriamente attratto dalla musica spagnola venuta in auge nella Parigi fin de siècle. La versione per pianoforte solo, qui presentata, fu elaborata da un allievo di Fauré, Lucien Garban (1877-1959), membro della Société des Apaches, un gruppo che ruotava attorno allo stesso Ravel tra il 1902 e il 1914. Questo prezioso cd laurea Axel Trolese a pieni voti nel firmamento delle stelle pianistiche internazionali.
Stefano Golinelli (1818-1891), carattere schivo e riservato, fu spinto da Gioachino Rossini ad accettare l’incarico della Cattedra di pianoforte nel Liceo musicale di Bologna (1840): la tenne fino al 1871, quanto si ritirò a vita privata. La sua carriera di concertista durò pochi anni, dal 1843 al 1849: si esibì in giro per l’Italia, poi a Parigi e a Londra, ma negli anni 50 smise di calcare il palcoscenico. Non fu però un personaggio di seconda fila. Lo stesso Robert Schumann, critico musicale autorevole e finissimo, ne lodò, nella “Neue Zeitschrift für Musik”, i Dodici Studi per pianoforte, dedicati a Ferdinand Hiller. A Golinelli si devono circa duecento composizioni pianistiche, dalle melodie spesso lievi, intime, eleganti.
Non schivò certo la seduzione del virtuosismo, ma coltivò soprattutto le connessioni fra la cultura musicale italiana e quella d’oltralpe. Delle sue cinque Sonate, Loredana Brigandì affronta la prima, op. 30, e la seconda, la Gran Sonata dell’op. 53, dedicata a Sigismund Thalberg, sommo virtuoso della tastiera. L’op. 30 è un lavoro giovanile: vi si colgono riferimenti a Schumann e Mendelssohn, entro una cornice classicheggiante. Brigandì mette in bel risalto le linee melodiche, la frase musicale ben curata, la tecnica agguerrita, il pedale misurato, l’impostazione generale limpidamente organizzata. Lo stesso gusto saldo e nobile mostra l’artista nella più complessa e ambiziosa Gran Sonata, di sicuro più interessante dell’altra sotto il profilo compositivo. Golinelli vi fa ampio sfoggio di un’elegante invenzione melodica, tra ripiegamenti intimistici e riferimenti ai romantici, Chopin in primis.
Non mancano gli episodi briosi in certi passaggi di raffinato virtuosismo. Anche qui Brigandì sfoggia uno stile pianistico e interpretativo efficace, che della composizione valorizza tutti gli aspetti, vuoi tecnici vuoi sentimentali. Molto curato il libretto di accompagnamento con le note di Danilo Prefumo.