Domenica 17 marzo ho partecipato alla commemorazione dei defunti del Covid-19. I parenti delle vittime della Bergamasca, riuniti in una associazione denominata sereniesempreuniti, hanno organizzato una serata di parole e musica ad Albino nella Valseriana.

Conosco poco la zona ma vi assicuro che percorrere quelle strade e vedere con i miei occhi i cartelli indicanti i paesi di Nembro e Alzano, che sono stati al centro della tempesta pandemica, mi ha strappato il cuore. Così come mi hanno strappato il cuore le note al pianoforte di Andrea Tonoli, che ha accompagnato le splendide immagini di una valle colorita e colorata, purtroppo anche dal buio dei camion che in silenzio portavano via, nel periodo più buio della pandemia, le centinaia di morti che queste zone hanno dovuto subire.

Ma il cuore è stato strappato anche dall’immensa emozione, che è trapelata in tutti, dalle parole di Consuelo Locati, avvocata dell’associazione, che ha perso il padre senza averlo potuto, come tante altre famiglie, neppure salutare.

Per tutto questo occorre sperare che la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid possa avere inizio e non serva esclusivamente per prendere spunti per fazionismi politici che nulla hanno a che vedere con la salute pubblica. Prendendo spunto dal titolo della manifestazione, ordinata e partecipata, bisogna attraversare il periodo per andare oltre senza però dimenticare.

Senza dimenticare le discussioni fra governo centrale e regionale. Senza dimenticare Francesco Zambon, unica vera vittima vivente che ha scoperchiato le mancanze di una classe politica e manageriale della sanità che avrebbe dovuto invece difendere la popolazione. Quella mancanza del piano pandemico, ridotto ad un copia e incolla, ha sicuramente favorito la crescita esponenziale della diffusione virale. Senza dimenticare le incongruenze “scientifiche” di una reazione confusa all’agente patogeno. Senza dimenticare gli eroi della medicina mandati allo sbaraglio mentre tutto il gruppo restava nelle retrovia e favoriva il vuoto che si è venuto a creare nella medicina di prossimità.

Senza dimenticare, e con la certezza di non volerci far sottrarre la memoria, domenica prossima presenterò il mio libro La verità invisibile a Treviso Giallo. Dal capitolo 19 “In fondo al tunnel”: “Tutto accadde in un attimo. Un impulso luminoso differente. Il tasto cancelletto venne schiacciato dall’Alfiere entrando prepotentemente nell’arena della partita a scacchi. Un reset totale”.

Facciamo in modo che nessuno possa resettare tutto. La partecipazione attiva serve a noi e a tutti.

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