Si parla di self made man o di sogno americano quando dal nulla si costruisce qualcosa. Attenzione: questo non è né vuole essere un articolo agiografico su Joe Barone. Ma che il calcio sia stata la sua vita e, soprattutto, la sua grande fortuna, è pacifico. Oggi, 19 marzo 2024, muore il direttore generale della Fiorentina per gravi complicanze derivate dall’arresto cardiaco di domenica scorsa. Domani, 20 marzo 2024, avrebbe compiuto 58 anni. Lo piangono la Fiorentina e il calcio in generale, che da quasi 5 anni lo vede protagonista. Era il suo grande sogno.
Perché tutto nasce da Pozzallo, un piccolo paese della Sicilia in provincia di Ragusa. Giuseppe (Joe è il nome da naturalizzato Usa), gioca all’oratorio e si rende conto di quanto gli piace quello sport. Tanto da non volerlo abbandonare nemmeno quando si trasferisce con la famiglia in America, in cerca di fortuna. E, si può dire, in America il soccer non è che sia proprio di moda. Barone gioca prima nel quartiere italoamericano di New York, poi al St. Francis College, dove conosce Rocco Commisso. La sua vita lì cambia: Commisso lo vede giocare e resta colpito, ma soprattutto si lascia prendere dalle sue doti manageriali. Nasce un rapporto inossidabile. Nel 2017, quando Commisso compra i New York Cosmos, Barone diventa vice-presidente. Poi lo nomina suo braccio destro a Firenze.
Dove comincia la rivoluzione. Intanto quella contro gli agenti: la Fiorentina è il club che da sempre più si dissocia al pagamento di commissioni alte ai procuratori dei calciatori. Ed è così, per esempio, che era saltato il rinnovo di Dusan Vlahovic, in seguito venduto alla Juventus. Poi quella contro alcuni club: nel 2021 è diventata celebre una lite in Lega Calcio con Beppe Marotta, a cui veniva attribuito il fatto che l’Inter pagasse meno contributi del dovuto ma poi spendesse molto di più sul calciomercato.
Quindi, proprio il mercato. Da sempre seguito da Daniele Pradè e, più di recente, Nicolas Burdisso, ha messo a segno dei colpi importanti come Nico Gonzalez o Beltran (leggenda narra che poco prima di chiudere avesse chiamato la Roma per intimare di desistere dalla trattativa con il River); ma anche flop come Ikonè, pagato 14 milioni ma con un rendimento molto al di sotto delle aspettative. Ma è sull’allenatore che Barone si è sempre sbilanciato: Vincenzo Italiano, ha sempre amato raccontare, lo ha visto per la prima volta in un Trapani-Catania in Serie C. E quando Gennaro Gattuso, all’ultimo, aveva detto no alla Fiorentina perché non convinto, è proprio sull’allenatore allora allo Spezia che cadono le attenzioni del dirigente. Con i risultati che conosciamo. A proposito di risultati: il Viola Park costruito a Bagno a Ripoli è anche merito suo, oltre che di Commisso. E il settore giovanile in crescita (vedi un talento come Kayode) dimostra una linea chiara tracciata da parte del club. E queste sono le luci.
Ombre? Di sicuro nei rapporti con la stampa. Come quando decide di dare 50 euro a un giornalista, Francesco Matteini, pur di non farlo rimanere proprio al Viola Park: il collega aveva comprato il biglietto di ingresso per assistere alla partita inaugurale, visto che gli era stato negato l’accredito. Barone, glaciale, lo aveva allontanato: “Non sei gradito”. Critiche ne ha ricevute, anche dai tifosi. Nonostante il mini stadio al Viola Park si chiami proprio “Curva Fiesole”, di recente i gruppi organizzati della Fiorentina avevano esposto uno striscione con scritto: “Barone, il frigo è vuoto”, in riferimento all’ultima campagna acquisti di gennaio. Il dg, a inizio sessione, aveva detto che non sarebbero serviti acquisti, adottando una metafora: “Il frigo è pieno”. Sono arrivati due prestiti, Belotti e Faraoni, ma non l’esterno d’attacco richiesto da Italiano.
Scaramucce, dissenso. Tutto dimenticato dall’affetto che in queste ultime ore hanno voluto dimostrare i tifosi viola a Barone e la sua famiglia. Perché un dato è innegabile: due finali in un anno (Coppa Italia e Conference League la scorsa stagione) e una squadra in corsa ancora per tre competizioni adesso, sono risultati figli anche della sua gestione. Che a molti mancherà.