C’è una domanda assillante che chiede risposta e la pongo direttamente a Matteo Salvini, membro di primo piano dell’esecutivo: sa riconoscere la differenza fra un sistema democratico e una dittatura?

So benissimo che nessuna risposta sarà inviata a questo indirizzo ma, allo stesso tempo, mi illudo di poter accendere un dibattito culturale ed etico all’interno di una classe politica che pare riconoscere le libertà degli altri solo quando funzionale ai loro piani.

Putin ha vinto le elezioni e, commenta Salvini, “il popolo ha sempre ragione”. Ma quando ha ragione? Quando il governante di turno è un amico? Poco importa se sono stati segnalati brogli elettorali e se l’amico, famoso per avvelenare i suoi nemici, sia al potere da venti anni. Come poco importa che le voci dissidenti vengano sistematicamente silenziate.

Anni fa Salvini e Razzi, suo degno compare, andarono in Nord Corea. Al loro ritorno uno, Razzi, descrisse la Corea del Nord come la Svizzera e Salvini gli diede ragione, aggiungendo che apprezzava il senso di comunità. Probabilmente, se fossero stati mandati nella Russia di Stalin a visitare i gulag, campi di prigionia in Siberia e in regioni remote e freddissime, sarebbero tornati paragonando quei campi di prigionia alle piste da sci di Cortina.

Forse l’incapacità di distinguere un sistema politico di regime da uno democratico è solo una mera questione di ignoranza? Se così non fosse, il ministro dovrebbe dare le dimissioni solo perché eticamente e moralmente non in armonia con i principi democratici italiani.

Probabilmente questa sintonia verso i dittatori è invece il prodotto dell’ideologia fondante della Lega di Salvini. E’ una Lega che vede negli autocrati – ricordiamoci Salvini nella Piazza Rossa con la maglietta con la faccia di Putin – un modello da replicare. Questo perché i populisti europei, incapaci di fare immediatamente a pezzi le democrazie, hanno bisogno di creare la paura per poi poter costruire dei regimi di polizia. Allora ecco la paura verso lo straniero che, dicono, arriva perché c’è troppa libertà.

Guardiamo la Russia di Putin, invitano, che sicurezza e che sentimento patriottico! E sognano, questi aspiranti dittatori, un giorno di vincere le elezioni tanto quanto i loro eroi: con il 99%… grazie a qualche manganello nella cabina elettorale.

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