L’Antitrust boccia la norma contenuta nel decreto Pnrr che prevede la cessione della piattaforma di pagamenti PagoPa a Poste Italiane per il 49% e a Istituto Poligrafico per il restante 51%. Una disposizione che secondo l’Autorità presenta “alcune criticità concorrenziali”. Secondo l’Antitrust, “in una prospettiva di garanzia del mercato e dei diritti degli operatori potenzialmente interessati, l’individuazione del cessionario della quota del 49% dovrebbe avvenire ad esito di un’asta competitiva o comunque di una procedura che valuti e metta a confronto più manifestazioni di interesse”. Nel 2024 PagoPa ha già gestito 92 milioni di transazioni per un controvalore di quasi 20 miliardi di euro.

Contro la cessione in questa forma si erano già espresse le banche italiane che oggi tornano ad alzare la voce. L’Associazione bancaria italiana sottolinea i rischi che venga lesa “la parità concorrenziale” rispetto agli altri partecipanti bancari e finanziari alla piattaforma. In una memoria depositata alla commissione bilancio della Camera sul decreto Pnrr, l’Abi rileva come Poligrafico e Poste eserciterebbero “un controllo congiunto” sulla piattaforma, mentre Poste potrebbe essere essere favorita “nella conoscenza di informazioni di mercato della clientela bancaria” degli istituti di pagamento e degli operatori gestori di pubblici servizi (dati quantitativi e comportamenti). Ipotesi che era stata smentita dall’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante che, in audizione alla Camera, aveva garantito il rispetto della riservatezza”

“PagoPA si pone quale nodo pubblico dei pagamenti digitali e gode di un significativo, non replicabile vantaggio rispetto a qualunque altra piattaforma venisse costituita dai privati”, spiega in effetti l’Antitrust, osservando che “l’articolo 20 del decreto-legge, nella misura in cui dispone l’ingresso nel capitale della società pubblica di un operatore di mercato, comporta l’attribuzione in via diretta anche a detto operatore – scelto ad libitum dal legislatore – del privilegio riconosciuto alla piattaforma, con conseguente partecipazione dello stesso alla (relativa) quota di profitti. Anche in ragione di ciò, si rende indispensabile l’adozione di modalità trasparenti e non discriminatorie per poter trasferire a un soggetto di mercato parte dei benefici connessi al godimento di un privilegio riconosciuto ex lege”.

Specificamente sull’ingresso di Poste nel capitale di Pago PA, si osserva: “potrebbe sollevare alcune rilevanti problematicità nel funzionamento del mercato, che investono in primis il settore dei pagamenti digitali e poi quello delle notifiche digitali”. “Alla luce delle considerazioni svolte – conclude l’Antitrust -, si chiede al legislatore di voler valutare modalità alternative a quella prevista dalla norma che siano idonee ad individuare secondo procedure trasparenti e non discriminatorie un soggetto qualificato, prevedendo altresì adeguati presidi a garanzia della sua neutralità”.

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