Una mossa con tempistiche quantomeno sospette, alla vigilia delle elezioni comunali, che scatena subito una bufera politica coinvolgendo i vertici nazionali del Pd. Come andrà a finire lo si capisce fin da quando trapela la notizia, visto che un profilo politicamente mite come il sindaco di Bari Antonio Decaro, questa volta, non si tiene e parla di “atto di guerra” e “sabotaggio” della “vita democratica” di fronte alla decisione del ministero dell’Interno Matteo Piantedosi di nominare la commissione di accesso finalizzata alla verifica dell’ipotesi di scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Una scelta di fronte alla quale Elly Schlein si dice “basita” e la definisce “politica” e “molto grave”.
L’input del Viminale al prefetto, che tecnicamente l’ha nominata, segue un incontro con esponenti pugliesi della maggioranza di governo, compreso il viceministro barese Marcello Gemmato, dopo l’inchiesta dell’antimafia barese che ha ipotizzato un’influenza del clan Parisi-Palermiti sulla scorsa tornata nel 2019, con arresti eccellenti compresa una consigliera eletta con il centrodestra, e ritiene di aver accertato un’influenza della mafia nella municipalizzata dei trasporti, ora in amministrazione giudiziaria. Ma allo stesso tempo il procuratore capo Roberto Rossi aveva spiegato che si trattava di un caso isolato sottolineando che “l’amministrazione comunale in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”.
Tuttavia gli esponenti del centrodestra di calibro nazionale – da Gemmato fino all’altro viceministro barese Francesco Paolo Sisto – hanno invocato a più riprese una mossa di Piantedosi, che da quando siede al Viminale ha sciolto quattro amministrazioni di centrodestra e 3 di centrosinistra, oltre a 8 guidate da sindaci eletti con liste civiche. “Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città”, ha detto Decaro annunciando la nomina della commissione di accesso – che avrà almeno tre mesi di tempo, tutto il periodo della campagna elettorale insomma – per verificare se ci sono i presupposti per uno scioglimento.
Se le infiltrazioni venissero accertate scatterebbe il commissariamento per almeno 18 mesi. Sarebbe la prima volta in cui un capoluogo di regione viene sciolto per mafia ed esistono due soli precedenti di capoluogo di provincia, Reggio Calabria e Foggia. Il ministero ha precisato in serata che l’avvio dell’iter “si è reso necessario in esito ad un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell’indagine” e che “l’accesso ispettivo non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune” ma a “un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione”.
Ma Decaro tuona: “È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”. Un’accusa pesante, quella del sindaco e presidente dell’Anci. “È giusto che si sappia che negli scorsi giorni mi è stato richiesto di raccogliere tutte le attività svolte dal Comune di Bari contro la criminalità organizzata – continua Decaro in un lungo post su Facebook – Bene, è stato consegnato al Prefetto alle 12 di ieri, un voluminoso dossier, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, contenente le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni”.
Di conseguenza, secondo il sindaco, è “evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte”. Per Decaro quindi “ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze”. È una “vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco”, aggiunge Decaro annunciando che si opporrà “a questa aggressione” come “mi sono opposto ai mafiosi di questa città, fosse l’ultimo atto della mia esperienza politica. Non starò zitto”. E conclude: “Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città”.
Supporto a Decaro è arrivato da molti esponenti dem, a iniziare dalla segretaria: “Rimaniamo basiti rispetto alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari”, ha detto Schlein rimarcando come si tratta di “una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione”. Un fatto simile, conclude la leader dem, “non si era mai visto ed è molto grave”.