Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, non usa giri di parole: “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra“. Lo afferma con un intervento pubblicato su diversi media europei (in Italia da La Stampa) in vista del vertice europeo di giovedì e venerdì. Questi i punti chiave: i Paesi Ue devono essere “pronti a difendersi”, producendo più munizioni e spendendo di più per la difesa, e soprattutto bisogna prepararsi “all’economia di guerra“. Michel si allinea così alle dichiarazioni di Ursula von der Leyen: “Servono più armi, dobbiamo produrne come fatto con i vaccini“, ha detto 20 giorni fa la presidente della Commissione Ue.
Borrell: “La guerra in Ucraina sarà decisa questa estate” – E anche l’alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, solleva la questione delle forniture di armi sottolineando che, in merito alla guerra in Ucraina, “tutto verrà deciso questa estate“: “Questa estate sarà critica. La Russia sta colpendo la posizione degli ucraini ogni giorno, per indebolirle, e quando arriverà la primavera Mosca certamente aumenterà l’attività militare”, ha spiegato Borrell puntando il dito contro le titubanze di alcuni Paesi membri: “È impossibile penetrare le linee russe senza un sostegno forte. Quando arriveranno gli F-16? Daremo i missili a lunga gittata o no? Per ora la Germania dice no ma chissà, ha detto no ad ogni passo, Leopard, Patriot… Io devo lavorare al sostegno per i prossimi mesi”. Borrell definisce comunque “ingannevole” la proposta di un Commissario alla difesa. “Per me è chiaro: la difesa è competenza degli Stati membri. Come la politica estera. Allora perché non creare un commissario per la politica estera? La Commissione ha competenza sulla sicurezza interna e sull’industria, ma ha competenza zero sulla politica di difesa, zero sulle capacità militare, sulle missioni militari o l’agenzia della difesa. La maggior parte delle proposte del Partito Popolare sul Commissario alla difesa sono contro i trattati, ci vorrebbe una modifica del trattati”, ha concluso.
Michel: “”Dobbiamo essere pronti all’economia di guerra’” – “A due anni dall’inizio della guerra è ormai chiaro che la Russia non si fermerà in Ucraina, così come non si è fermata 10 anni fa in Crimea“, ha sottolineato Charles Michel ribadendo che “la Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale”. “Se la risposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare la Russia, saremo i prossimi“, insiste Michel. “Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, sia per l’Ucraina che per l’Europa, di difendere il mondo democratico”, scrive il presidente del Consiglio europeo. Per questo, secondo Michel, “Dobbiamo essere pronti a difenderci e passare a una modalità di ‘economia di guerra’. È giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza”. “Un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e potenzierà la nostra difesa collettiva”.
Gentiloni: “Nuovo debito comune per la difesa” – A sostegno della posizione di Charles Michel arriva Paolo Gentiloni: “Se vogliamo rafforzare la difesa europea, dobbiamo finanziarla insieme“, si tratta di “qualcosa di molto importante per il futuro stesso dell’Ue”, ha detto il commissario europeo per l’Economia ai microfoni di Bloomberg a margine della conferenza annuale di Euronext a Parigi. Nelle nuove norme del Patto di stabilità “esiste già una forma di incentivo alla spesa per la difesa“, ma “mi riferisco a qualcosa di più: penso che servano finanziamenti comuni per incentivare” la spesa, ha sottolineato Gentiloni, ribadendo che “l’uso di finanziamenti comuni potrebbe essere cruciale“.
La lettera alla Bei – “Dall’inizio della guerra – ricorda Michel – l’industria europea della Difesa ha aumentato del 50% la sua capacità di produzione ed entro la fine del prossimo anno raddoppieremo la produzione europea di munizioni, portandola a oltre 2 milioni di pezzi“. Ma, per il presidente del Consiglio europeo, è ancora poco: “Quest’anno, la Russia dovrebbe spendere il 6% del Pil per la difesa, mentre l’Ue continua a spendere in media meno del 2% del Pil previsto dall’obiettivo della Nato”, così per Michel “dobbiamo rafforzare la nostra prontezza alla difesa”. Proprio su questo argomento poche ore prima lo stesso presidente del Consiglio europeo (così come la presidenza belga dell’Ue e la Bei) ha ricevuto una lettera firmata da 13 Paesi (Italia, Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Svezia) che chiedono alla Bei di finanziare investimenti per la difesa.
“Gli ostacoli per il settore privato vanno superati” – “Dobbiamo esplorare diverse possibilità che permettano alla Bei di investire in attività legate alla difesa al di là degli attuali progetti a duplice uso”, si legge nella missiva. “Oltre a migliorare le possibilità della Bei stessa, un adeguamento della sua politica potrebbe avere un effetto di segnalazione, che potrebbe aumentare gli investimenti privati in sicurezza e difesa e renderli più accettabili per i mercati finanziari, gli investitori privati e le banche”, si legge nella lettera, firmata dai capi di Stato e di governo dei 14 Paesi membri. Pertanto l’obiettivo sarebbe anche quello di incentivare e rendere più semplici gli investimenti privati. “Gli ostacoli per il settore privato – continua la missiva – vanno superati. Per attirare gli investitori privati, è fondamentale rafforzare il business case delle aziende del settore della difesa, il che richiede anche migliorare le nostre procedure di approvvigionamento. Investimenti responsabili vanno di pari passo con la credibilità del settore della difesa”. “L’industria della difesa dell’UE è una parte vitale della sicurezza europea. Un’industria della difesa credibile richiede a sua volta investimenti”, concludono i 14 leader europei.
Le trattative Bei- Commissione – Intanto fonti della Bei riferiscono che la Banca europea per gli investimenti è in trattative con la Commissione europea per delineare i piani comuni per aumentare la spesa dedicata alla sicurezza e alla difesa dell’Europa. Al centro dei negoziati vi è la possibilità di aumentare i finanziamenti concessi dalla Bei alle tecnologie “a duplice uso” militare e civile. L’attenzione, secondo quanto anticipato anche dalla presidente della Bei, Nadia Calvino, all’Ecofin lo scorso 23 febbraio, è rivolta in particolare “alle nuove tecnologie, alle infrastrutture critiche, alla sicurezza informatica e ai droni”.