La storia continua a dividere. Nel caso specifico, due personaggi come Benito Mussolini e il maresciallo Josip Broz Tito sono l’oggetto di una discordia che viene da lontano e che ha indotto una delegazione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia a voltare le spalle durante un intervento del senatore Roberto Menia di Fratelli d’Italia. Il parlamentare, di origini dalmate e friulane, ha partecipato a una cerimonia per la Festa dell’Unità d’Italia, della Costituzione e del Tricolore che si è tenuta a Jesolo. Gli aderenti dell’Anpi hanno platealmente reagito in segno di protesta nei confronti di Menia e hanno disertato un convegno nella sala consiliare, dedicato ai 20 anni di istituzione del Giorno del Ricordo dell’esodo da Istria e Dalmazia e delle vittime delle foibe.
La presa di posizione ha riguardato proprio la presenza di Menia. Lo ha spiegato il presidente dell’Anpi, Roberto Ambrosin: “Non era previsto un intervento del senatore in scaletta, non eravamo stati informati che il senatore avrebbe parlato. È lo stesso che ha presentato l’ordine del giorno per togliere le onorificenze a Tito, Mobutu e Ceausescu, senza rispondere alla nostra richiesta di togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini, che ancora il Comune di Jesolo mantiene. Quanto al convegno in sala consiliare, ricordiamo che nel comitato ci sono elementi di estrema destra dai quali non possiamo che prendere le distanze”.
La polemica affonda le radici nella richiesta che l’Anpi di Jesolo aveva avanzato lo scorso anno al sindaco Christofer De Zotti (che guida una giunta tutta di destra, senza Forza Italia e Lega) per ottenere la revoca della cittadinanza onoraria conferita al Duce del fascismo nel 1924. Il primo cittadino aveva risposto con una lettera che aveva suscitato la dura reazione di Maria Cristina Paoletti, presidente dell’Anpi di Venezia. Il sindaco affermava che quella onorificenza fosse un atto storico da non cancellare, che non può essere giudicato con i parametri del presente, che non si può cancellare tutto quello che è stato realizzato nel periodo fascista. Paoletti aveva scritto: “La cittadinanza onoraria non può essere paragonata ad un’opera o un edificio realizzati durante il fascismo. Si tratta di un atto di valore simbolico che presuppone la piena meritevolezza di chi riceve l’onorificenza, sia al momento del conferimento sia successivamente. Qualunque onorificenza può essere revocata quando l’insignito ne sia indegno. Se il sindaco si riconosce nei principi della Costituzione e dello Stato di diritto, si dimostri antifascista fino in fondo, come lo è tutta la Costituzione: revochi la cittadinanza a Mussolini come hanno fatto molti comuni”. E ribadiva: “Non si tratta di cancellare la storia ma di cancellare un’onorificenza per evitare che il Comune di Jesolo continui ad avere nell’albo dei suoi cittadini onorari un dittatore che fece della violenza, del bellicismo, del razzismo elementi fondanti del regime, eliminò la democrazia, emanò le leggi razziali, condusse l’Italia in una disastrosa guerra alleandosi con il regime nazista, e si macchiò di orrendi crimini in danno di partigiani e della inerme popolazione civile”.
Siccome il sindaco non aveva cambiato idea, l’Anpi ha vissuto come una provocazione la presenza del senatore Menia. Quest’ultimo, riferendosi alla mancata presenza al convegno dell’Anpi, ha commentato: “Io stesso sono figlio di profughi istriani e mi chiedo come ci si possa comportare in questo modo, del tutto fuori luogo, davanti a studenti delle medie che hanno affrontato i temi del libro Cuore”.