Ecco gli scenari (e qualche paradosso) aperti dalla decisione di istituire una commissione d'accesso nel capoluogo pugliese a tre mesi dal voto. Le norme sono chiare, ma il governo può giocare ampiamente sui tempi. E resta da chiarire l'esatto ruolo del Viminale
Il Comune di Bari rischia davvero di venire sciolto per condizionamento mafioso nel bel mezzo delle elezioni amministrative, fra il primo e il secondo turno? In pura teoria sì, ma la partita si gioca su un doppio binario: quello della legge e quello della politica. La scelta finale è infatti a discrezione del governo, ma nelle maglie di un calendario ben preciso, imposto dalla normativa.
Primo dato: la commissione d’accesso, formata da tre funzionari scelti dal prefetto, ha tre mesi di tempo per svolgere i suoi controlli. Dato che a quanto afferma il sindaco di Bari Antonio De Caro, la commissione è già formata, potrebbe davvero concludere i suoi lavori in una data compresa fra il primo turno di voto, in calendario l’8 e il 9 giugno, e il ballottaggio, fissato il 22 e 23 giugno. Prima di arrivare allo scioglimento, però, la legge impone però diversi passaggi ulteriori.
Il tutto ha ampi margini di discrezionalità. Per prima cosa, la commissione d’accesso potrebbe decidere di non utilizzare tutti i tre mesi a disposizione, e concludere il suo lavoro prima delle elezioni. La legge è chiara: “Entro tre mesi dalla data di accesso, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, la commissione termina gli accertamenti e rassegna al prefetto le proprie conclusioni”. “Entro”, dice l’articolo 143 del Testo unico sugli enti locali, che regola la procedura di scioglimento. Che ovviamente può concludersi anche con un’archiviazione, cioè con un nulla di fatto.
Ma attenzione, è possibile giocare sulle date anche al termine del lavoro della commissione d’accesso. Lo stesso articolo 143 dice che la commissione riferisce al prefetto, il quale ha 45 giorni di tempo per redigere la sua relazione e inviarla al ministro dell’Interno. Prima, però, deve sentire “il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica competente per territorio”.
Da questo momento in poi la partita diventa ufficialmente politica. Il ministro dell’Interno, a sua volta, ha altri tre mesi di tempo per portare l’eventuale proposta di scioglimento al Consiglio dei ministri, che può approvarla oppure respingerla. Lo scioglimento diventa effettivo soltanto con la pubblicazione di un decreto firmato dal presidente della Repubblica. Per pura ipotesi, se tutti si prendessero tutto il tempo a loro disposizione, dall’insediamento della Commissione allo scioglimento del Comune potrebbero passare circa otto mesi, arrivando quindi a novembre.
Il paradosso è che in questo caso lo scioglimento andrebbe a colpire la nuova amministrazione comunale, mandando a casa sindaco, assessori e consiglieri eletti a giugno. “Per legge, è possibile anche sciogliere un Comune senza passare per la commissione d’accesso, dunque con tempi molto più rapidi come è accaduto recentemente a Caivano, in provincia di Napoli, proprio durante il governo Meloni”, spiega Claudio Forleo, responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico, che insieme al giurista Marco De Pasquale monitora fra l’altro tutto ciò che riguarda lo scioglimento degli enti locali per mafia. Va da sé che entrambe le soluzioni avrebbero pesanti ripercussioni politiche, che entrerebbero nella valutazione del governo.
In teoria potrebbe pure verificarsi un ingorgo dagli esiti imprevedibili: e se lo scioglimento venisse deciso dopo il voto, ma prima che la nuova giunta entri in carica? La vecchia amministrazione andrebbe a casa con qualche giorno d’anticipo, ma la nuova non potrebbe insediarsi, visto che la legge prevede l’insediamento di una commissione prefettizia che resta in carica da 12 a 18 mesi (prorogabili fino a 24). In più qualcuno dei vecchi amministratori potrebbe fare ricorso al Tar, “cosa possibile soltanto dopo la pubblicazione del decreto di scioglimento”, ricorda Forleo.
Va anche sottolineato, continua, che “le relazioni del prefetto e del ministro dell’Interno diventano pubbliche solo in caso di approvazione dello scioglimento, se no restano riservate”. Significa che eventuali forzature messe in atto per “disturbare” le elezioni, come denunciano diversi esponenti del centrosinistra, sarebbero poi difficili da accertare.
Infine, non appare del tutto chiaro come si sia arrivati alla decisione di insediare la commissione d’accesso al Comune di Bari. La legge sullo scioglimento dei Comuni per condizionamento mafioso dà questo potere al prefetto, ma una nota ufficiale del Viminale afferma che l’iniziativa è partita proprio dal ministero dell’Interno retto da Matteo Piantedosi, in base a un “monitoraggio” sugli esiti dell’inchiesta su mafia e amministrazione locale da cui tutto è partito. Il ministero spiega che è stato disposto un “accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge”. Senza però dire quali.