Il comitato etico della Fia assolve il presidente della Fia. Si chiude così l’ennesimo scandalo interno alla Formula 1: come spesso accade, a tarallucci e vino. Protagonista in questo caso Mohammed Ben Sulayem, capo della Federazione internazionale dell’automobile, che era stato accusato di aver interferito sia sul risultato del Gran Premio d’Arabia Saudita 2023 sia sulla certificazione del circuito per il Gran Premio di Las Vegas.
La seconda accusa era stata svelata dalla Bbc: un report riservato, scritto dall’italiano Paolo Basarri, responsabile della conformità degli atti in pista, denunciava che l’emiratino Ben Sulayem era intervenuto per far revocare a Fernando Alonso una penalità di 10 secondi inflitta dagli steward al termine del Gp d’Arabia Saudita: in seguito a quella decisione, il pilota spagnolo della Aston Martin è salito sul podio del Gran Premio, scalzando la Mercedes di George Russell. Lo stesso Basarri ha ricevuto un’altra denuncia, riportata in un secondo rapporto: affermava che Ben Sulayem aveva detto ai funzionari di non certificare il circuito di Las Vegas per la gara dello scorso novembre.
Il comitato etico della Fia ha affermato di aver condotto un’indagine interna indipendente durata 30 giorni e di aver intervistato 11 testimoni. Ha detto che la decisione è stata unanime: “Le accuse contro il presidente della Fia erano infondate e sono state presentate prove evidenti oltre ogni ragionevole dubbio a sostegno della decisione del Comitato Etico”, si legge nella nota. “La completa collaborazione, trasparenza e conformità del Presidente durante tutto il processo durante questa indagine è stata molto apprezzata“, si legge ancora nel documento.
Questa vicenda è semplicemente l’ennesimo capitolo di una guerra politica e di potere che da tempo sta al centro della Formula 1, molto più dei risultati in pista. I due protagonisti sono appunta la Fia e Formula One Group, che dalla fine del 2016 è di proprietà di Liberty Media. Una guerra sotterranea nascosta dietro i sorrisi di facciata e le false cordialità tra Mohammed Ben Sulayem e Stefano Domenicali, per i quali ogni occasione diventa valida per combattere una battaglia per interposta persona. Questi due casi vanno inquadrati in questo contesto. In particolare quello che riguarda il Gp di Las Vegas: un weekend di spettacolo, più che di gara, fortemente voluto dall’americana Liberty Media.