Anche l’Arabia Saudita si aggiunge al gruppo di Paesi ed entità, tra cui l’Unione europea, che ha deciso di destinare nuovi fondi all’Agenzia delle nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi (Unrwa), dopo le accuse di Israele, mai concretamente provate, ad alcuni suoi componenti di aver preso parte all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dice di voler mantenere gli stanziamenti bloccati fino a che tutte le verifiche sul caso specifico non saranno concluse, Riyad ha invece annunciato una donazione da 40 milioni di dollari.
Unrwa è l’agenzia che più di tutte offre sostegno alla popolazione nella Striscia in una situazione di estrema emergenza per la mancanza di cibo, acqua e medicinali, con il nord dell’enclave a rischio carestia. Nonostante gli appelli internazionali, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha comunque annunciato che l’esercito si sta preparando per l’operazione di terra a Rafah, la città al confine sud con l’Egitto dove è ammassata la maggior parte dei rifugiati della Striscia: “Mentre noi ci apprestiamo ad entrare a Rafah, e la cosa richiederà un po’ di tempo, continuiamo ad operare con forza nel centro e nel sud di Gaza – ha detto – Voglio che sappiate che ho già approvato i piani operativi dell’esercito su Rafah e presto approveremo i piani di sgombero della popolazione civile dalla zona dei combattimenti”.
Le operazioni militari, intanto, vanno avanti. Per il terzo giorno di fila l’esercito israeliano sta svolgendo “una operazione precisa” all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza, già oggetto di numerosi blitz dall’inizio del conflitto, e degli edifici vicini. Finora, ha reso noto il portavoce militare, “sono stati uccisi circa 90 terroristi, 300 sospetti sono stati interrogati nell’area dell’ospedale e altri 160 sono stati trasferiti in Israele per essere interrogati”. I militari, ha aggiunto il portavoce, hanno trovato armi nell’area dell’ospedale e hanno avuto cura di “non colpire civili, pazienti, squadre mediche e macchinari medici”. La radio militare israeliana ha aggiunto che nello Shifa i soldati hanno trovato “centinaia di terroristi di Hamas e del Jihad islamico” che ritenevano di essere al sicuro all’interno dell’ospedale e che sono stati colti di sorpresa dall’ingresso dei soldati. Nelle perquisizioni della struttura i soldati hanno trovato “archivi di Hamas” e anche materiale dell’esercito israeliano che i miliziani avevano prelevato il 7 ottobre nel loro attacco al valico di Erez.
Le cose non vanno meglio sul fronte diplomatico. Da settimane si susseguono gli incontri tra le parti e i mediatori per cercare di arrivare a un accordo che possa favorire una tregua di lunga durata a Gaza, permettendo la liberazione di ostaggi, prigionieri palestinesi e favorendo soprattutto l’arrivo di aiuti umanitari a una popolazione ormai allo stremo, con parte dell’enclave che rischia la carestia e bambini che iniziano a morire a causa della mancanza di cibo. Secondo quanto riferito da Osama Hamdan, un alto funzionario di Hamas, Israele ha respinto l’ultima proposta presentata dal partito armato palestinese. Hamas, ha aggiunto Hamdan, “sta cercando di porre fine alla guerra aggressiva contro il nostro popolo e sta aumentando i suoi sforzi per portare aiuti” alla popolazione assediata della Striscia di Gaza. L’alto rappresentante della formazione islamista ha poi puntato il dito contro “Netanyahu, il suo governo terrorista e coloro che lo sostengono” affermando che “hanno la responsabilità di ostacolare gli sforzi volti a salvare l’accordo di scambio”. Infine, ha concluso, “la continua aggressione sionista contro l’ospedale Al-Shifa è un tentativo di nascondere il fallimento militare del nemico”.
Un nuovo appello per maggiori aiuti nella Striscia arriva anche da Ursula von der Leyen che, in conferenza stampa con il segretario delle nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato: “Gaza sta affrontando una carestia, questo è inaccettabile. È fondamentale raggiungere rapidamente un accordo su un cessate il fuoco che consenta il rilascio degli ostaggi e agli aiuti umanitari di raggiungere Gaza”. “Niente giustifica l’orrore di Hamas del 7 ottobre e la punizione collettiva inflitta ai palestinesi. Dobbiamo agire ora, prima che sia troppo tardi”, ha ribadito Guterres.