Jo Stenuit, il Design Director europeo della Mazda la butta sull’importanza dei caratteri somatici: “Riusciamo a riconoscere le persone dai particolari del loro volto, che vengono subito associati ai ricordi conservati nella nostra memoria. Qualcosa di simile succede anche con le automobili. Per questo sulla nuova Mazda2 Hybrid ci siamo concentrati sullo stile del frontale, in modo che in esso si riconoscano tutti gli stilemi del nostro brand”.

Sì, ok, i lettori più attenti – e, probabilmente, anche quelli che non hanno occhi di falco – avranno notato l’estrema somiglianza fra l’ultima arrivata del costruttore di Hiroshima e un’altra best seller nipponica, la Toyota Yaris. La ragione c’è ed è industriale: le due vetture condividono praticamente tutto, dalla piattaforma costruttiva alle tecnologie, passando per le linee di assemblaggio e arrivando al… design. Sono le economie di scala, bellezza.

Gli stilisti Mazda, quindi, si sono impegnati a “mazdizzare” un’auto che affiancherà la Mazda2 termica (che, nonostante il nome simile, è un’auto totalmente diversa), che rimane a listino e affianca quella ibrida, almeno per un po’. Sicché, mentre alcuni costruttori fanno marcia indietro dal segmento delle compatte di taglia urbana – il caso più eclatante è forse quello di Ford, che pensionerà presto la storica Fiesta – Mazda ne propone addirittura due. Della serie meglio abbondare che deficere. D’accordo, ma perché hanno scelto proprio la Yaris come “donor car”? “Perché Toyota è quella con la migliore tecnologia ibrida oggi sul mercato” dicono i manager del brand. Il che è vero.

Come è vero che Mazda è ormai entrata nell’orbita di Toyota (come la maggior parte dei costruttori del Paese del Sol Levante), con cui condivide alcuni prodotti e tecnologie. Lo scambio, peraltro, è bidirezionale: in America, fino a poco tempo fa, esisteva una versione della Mazda2, proposta con carrozzeria compatta o berlina, venduta col brand Toyota. Non lo sapevate? Bene, ora lo sapete. Oltretutto, la cura di Jo Stenuit e compagnia cantante ha portato in dote pure una coda dal design più armonioso rispetto a quello visto sulla Yaris, il che è cosa buona e giusta.

Il senso di avere una vettura full hybrid così avanzata in gamma, poi, risponde all’esigenza della marca di offrire un ventaglio di soluzioni propulsive estremamente diversificato – dal termico, benzina e diesel (!), all’elettrico, passando per l’ibrido ricaricabile nonché per l’avveniristico propulsore rotativo che fa da range extender, presente sulla MX-30 – e adatto per le esigenze della clientela, europea e non che sia; anche in questo senso è forte la comunanza di idee con Toyota. Inoltre, la Mazda2 Hybrid fa pure i suoi onesti numeri di vendita: da quando è stata introdotta, nel non troppo lontano 2022 (all’epoca era davvero una copia sputata della Yaris), ne sono state consegnate più di 20 mila nel vecchio continente. A proposito di vendite, quelle europee di Mazda nel 2023 hanno toccato quota 186.705 pezzi; e sono in costante crescita.

Sotto al vestito della Mazda2 Hybrid c’è un motore 1.5 a tre cilindri, abbinato a un propulsore elettrico: i due powertrain “parlano” tra loro attraverso un cambio automatico che sembra, perlomeno durante l’utilizzo, una trasmissione a variazione continua. Lunga 3,94 metri, la 2 Hybrid ha le dimensioni giuste per la città e un abitacolo spazioso a sufficienza: all’interno i materiali sono un po’ spartani ma, complessivamente, assemblati con rigore. Convincono soprattutto i sedili, belli e comodi, e l’infotainment con display fino 10,5”. Mentre la strumentazione è affidata a un cruscotto digitale di 12,3”. Sofisticata la tecnologia di sicurezza, che include lo stato dell’arte in fatto di ausili alla guida: dal cruise control alla frenata automatica di emergenza, tanto per citare un paio dei numerosi dispositivi installati.

I 116 CV di potenza erogati dal propulsore full-hybrid sono più che sufficienti per muoversi in scioltezza nella jungla urbana (e non solo), scenario ideale per sfruttare la sofisticata elettrificazione della giapponese: in città, infatti, la vettura riesce a sfruttare al massimo la meccanica elettrica, limitando consumi di benzina ed emissioni di CO2. Quando si esce fuori dal centro abitato, invece, si apprezza la buona messa a punto del telaio e dello sterzo: l’auto è piacevole da guidare, agile in curva e composta nei repentini cambi di direzione. Unica pecca è l’insonorizzazione: quando si va a tavoletta, la trasmissione epicicloidale fa salire molto i giri e i decibel del motore termico. È il prezzo da pagare per avere accelerazioni brillanti. In compenso, però, il funzionamento della trasmissione è fluidissimo. Prezzi? Da 24.990 euro.

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