Una serie di incontri per omaggiare il grande artista, una mostra permanente, la celebrazione del 40esimo anniversario di “Sciò Live”, un contest dedicato agli emergenti e l'annuncio di un grande evento per il decennale della scomparsa che si terrà a Napoli nel 2025
Un grande artista che ha rivoluzionato la musica italiana, tracciando un nuovo solco e una spinta innovativa nella tradizione napoletana. Un musicista curioso e capace di spaziare attraverso tutti i generi musicali con grande talento. Pino Daniele è scomparso prematuramente il 4 gennaio 2015, ma la sua arte continua a vivere tra la gente che lo ha amato grazie alle attività della Fondazione Pino Daniele Ets, ente non profit per le iniziative culturali e musicali in suo nome presieduta da Alessandro Daniele.
Nel giorno del compleanno (avrebbe compiuto 69 anni) e dell’onomastico di Pino Daniele, ieri Napoli si è accesa per una serie di iniziative. Si è tenuto al Sum – Stati Uniti Del Mondo (via Depretis, 130 – Napoli) che dal 2016 ospita anche l’installazione museale permanente “Pino Daniele Alive”, un evento tra musica, ricordi e talk coordinato da Luca De Gennaro e Mixo, speaker di Radio Capital. È stato presentato anche il Musicante Award – Premio Pino Daniele, il Live Contest di musica pop rock rivolto a giovani artisti in possesso di conoscenze musicali professionali e di un repertorio di opere originali.
L’ultima fase del contest si terrà nel 2025 con un grande evento live a Napoli, prodotto da Friends & Partners che aveva già organizzato al Maradona “Pino è” il 7 giugno 2018, dedicato a Pino Daniele nel decennale della sua scomparsa. In questa prova i 12 finalisti condivideranno il palco con 12 grandi protagonisti della musica italiana. Il vincitore assoluto riceverà un premio in denaro, attività concertistiche e partecipazioni ad altre importanti manifestazioni. Infine Warner Music Italy celebra Pino Daniele e il 40esimo anniversario del suo primo album live “Sciò live” con l’uscita di “Sciò live – 40th anniversary album” che contiene la versione remasterizzata 2017 di “Sciò live” e 4 bonus track inedite, tratte dal concerto del 14 settembre 1984 a Roma. Abbiamo incontrato Alessandro Daniele.
Quando hai capito, da bambino, che Pino Daniele era un artista famoso in tutta Italia?
Dopo l’asilo, perché, perché iniziavo a prendere le cartoline, le prime cartoline di papà e le mettevo nella borsa della maestra. Forse lì è scattata la consapevolezza. Un po’ come succede con mia figlia Melody, che adesso ha 6 anni, che vede l’ufficio con i cartonati di mio padre, le chitarre e tutto quanto lo riguarda e protesta: ‘Non è giusto, tu lo hai conosciuto. Io no!’ (ride, ndr).
Come nasce la scelta del nome Melody per tua figlia?
Volevo un nome italiano, a mia moglie sarebbe piaciuto un nome legato alla musica. Così arriva la citazione del suo brano del 2005: ‘Melody, il nome che ti ho dato e allora amami come se fosse il primo’. Oggi mia figlia mi chiede: ‘papà non far ascoltare i tuoi ragazzi la mia canzone però, quella è stata scritta per me!’.
Cosa ti manca di tuo padre?
Ho una mia fortissima spiritualità, quindi diciamo che fisicamente non sento una mancanza forte… Lui rivive nella sua musica, negli oggetti e negli strumenti che ci sono rimasti. Un senso di condivisione bellissimo. Però quando mi accadono le cose belle mi viene ancora l’istinto di chiamarlo. Sento lo stesso senso di colpa, quando capitava che non lo chiamassi per quattro giorni. Mi manca il dialogo, il guardarsi negli occhi e intendersi anche con un solo verso della bocca, tutto questo valeva più di mille parole.
Tuo padre, mentre lavorava, vi lasciava entrare in studio?
Eravamo liberi. Toccavamo le sue chitarre e con mia sorella le sporcavamo mettendoci i dolci dentro (ride, ndr),
Se tu avessi tuo padre qui davanti, cosa gli diresti?
Scontato, gli avrei dato un abbraccio, gli avrei fatto gli auguri e gli avrei indicato i pantaloni…
Perché?
Per un gioco. Eravamo entrambi delle buone forchette. Io lo accompagnavo sempre ai concerti dietro le quinte, lo aiutavo a salire sul palco e nel momento lo facevo passare affinché entrasse lui mi dava un pizzicotto sulla pancia: ‘non mangiare!’. Ridevamo così.