Sarà il consiglio di classe a decidere, lunedì 25, se punire o meno il ragazzo di 17 anni del liceo Righi di Roma che ha mimato il gesto della pistola nell’aula del Senato, durante la visita per un percorso di educazione alla cittadinanza. Il giovane, che nel frattempo dice di essersi pentito per ciò che ha fatto e ha scritto una lettera di scuse al presidente Ignazio La Russa, rischia da uno a quindi giorni di sospensione. Saranno i suoi professori e la dirigente Cinzia Omobono a dover valutare il caso: “Per ora non abbiamo preso alcuna decisione. Ci sarà un voto del consiglio di classe – spiega a IlFattoQuotidiano.it la preside – che rispetterà il regolamento del consiglio d’istituto che come in ogni scuola prevede dall’ammonizione alla sospensione”. Gli insegnanti, potrebbero, scegliere anche di rinviare il tutto al Consiglio d’istituto se la scelta fosse quella di lasciarlo a casa per oltre due settimane ma non sembra questo l’orientamento della scuola e nemmeno della dirigente che fino a stamattina ha parlato con il ragazzo.
Il caso è nato nei giorni scorsi, quando durante le comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il giovane – ripreso dalle telecamere del Senato – ha unito, indice e medio e alzato il pollice come fosse il grilletto e il braccio alzato, rivolto in aria. Un’insegnante, seduta in tribuna con la scolaresca, è subito intervenuta per rimproverare lo studente ma la vicenda non è passata inosservata alla maggioranza di centrodestra. La premier è intervenuta, tirando in ballo l’omicidio di Marco Biagi, ucciso dalle nuove Brigate Rosse 24 anni fa. Mentre “Mi corre l’obbligo di segnalare un gesto non proprio elegante, voglio essere light, avvenuto mentre salutavo gli studenti di una scuola di Roma – è intervenuto La Russa – Da parte di uno studente ci sono state due dita e il pollice alzato verso la premier immediatamente represso da una delle insegnanti che mi piace qui segnalare per condannarlo nella maniera più decisiva, anche se si tratta di un ragazzino”.
Immediate le scuse di tutti. In primis del liceo Righi ma anche la famiglia del ragazzo e lo stesso studente in queste ore hanno preso carta e penna per chiedere perdono ai vertici delle istituzioni. “Non è un cattivo ragazzo. Anzi – dice la preside a ilfattoquotidiano.it – . E’ una persona politicamente schierata che vede la vita in un certo modo. Si è sempre comportato correttamente anche quando siamo stati al Quirinale, all’interno di questo progetto che abbiamo fatto. Ha creduto di poter manifestare il suo dissenso in quel modo ma abbiamo provato a fargli comprendere che le istituzioni, di là delle persone che le presiedono, vanno sempre rispettate. Ho parlato e dialogato con lui e mi sembra cosciente del proprio errore. Vedremo il da farsi ma ciò che conta è che mi ha promesso di studiare”.