Stop alle proposte di legge bipartisan per anticipare il trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici. Sul provvedimento la Ragioneria generale dello Stato ha dato “parere contrario” all’ulteriore corso del provvedimento. La decisione, anticipata dal Messaggero, è stata resa nota durante la seduta della commissione Lavoro della Camera. Nulla di fatto, dunque, per risolvere il caso nato ormai quasi un anno fa quando la Consulta ha dato ragione agli statali vicini alla pensione sancendo che rinviare il pagamento della loro buonuscita è contrario al principio della giusta retribuzione enunciato nella Carta.
Il differimento di 12 mesi in caso di pensionamento di vecchiaia e 24 se si va in pensione anticipata, introdotto nel 1997 dal governo Prodi e inasprito nel 2010 dal governo Berlusconi (nel 2019 fu poi ampliato ulteriormente per chi usciva con quota 100 o altre forme di anticipo), per la Corte costituzionale viola il requisito della tempestività del pagamento di tutte le somme dovute a titolo di retribuzione. Ma, come ampiamente previsto, pagare subito il Tfs a tutti aprirebbe un buco non indifferente nei conti pubblici.
La relazione tecnica predisposta dall’Inps “è stata negativamente verificata dalla Ragioneria generale dello Stato”, ha spiegato il presidente della commissione Walter Rizzetto, secondo il resoconto della seduta. “La disposizione, attraverso la riduzione dei termini per il pagamento del Tfs/Tfr da 12 a 3 mesi” e “la rivalutazione dei limiti di importo per l’erogazione rateale del medesimo trattamento” – si legge nella nota della Ragioneria – determina “effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica, in particolar modo in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, privi di copertura”. Questi oneri, che nel testo “non sono indicati” – rileva la Ragioneria -, nella relazione tecnica dell’Inps sono quantificati in 3,8 miliardi per quest’anno. La Ragioneria rileva anche che “la decorrenza retroattiva” “potrebbe alimentare contenziosi e comportare, pertanto, ulteriori oneri”.
“Ora proveremo a lavorare ad una proposta alternativa, che non impatti in maniera importante sui flussi di cassa”, spiega Rizzetto interpellato sulla questione. Nel corso della seduta Alfonso Colucci, deputato M5s e firmatario di una delle due proposte di legge (l’altra è firmata da Roberto Bagnasco, di Fi), ha indicato la necessità che tutti i gruppi si confrontino al fine di giungere a “soluzioni efficaci a tutela dei lavoratori coinvolti”, evidenziando come “il problema esista e coinvolga il riconoscimento di un diritto sancito dalla stessa Corte costituzionale”.