Una “pesante zavorra” per l’Italia. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito le mafie nella Giornata nazionale del ricordo delle vittime. Parole che arrivano in giorni concitati, segnati dal primo accesso deciso dal ministero dell’Interno in un comune capoluogo di regione, Bari, che ha scatenato una violenta polemica politica. Così mentre a Roma sfila il corteo organizzato da Libera, al quale partecipa anche il sindaco barese Antonio Decaro, sotto scorta da 9 anni per le minacce ai clan, dal Quirinale arriva un’esortazione alla lotta che è “compito e dovere di tutti coloro che amano la Repubblica e intendono renderne migliore il futuro”.
Nel suo messaggio, il capo dello Stato ha sottolineato come a questa lotta si contribuisce “quando difendiamo la dignità di essere cittadini liberi, quando ci ribelliamo alle violenze e alle ingiustizie, quando davanti ai soprusi non ci voltiamo dall’altra parte”. La Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ha detto ancora Mattarella, ci ricorda “l’impegno per liberare le popolazioni e i territori dalle mafie, per vincere l’indifferenza e la rassegnazione che giovano sempre ai gruppi criminali”, perché le mafie sono “una pesante zavorra per l’Italia, insinuate come sono in ogni attività illegale dei traffici criminali”.
Le vittime innocenti delle mafie “hanno pagato con la vita la disumanità mafiosa” e la lettura dei loro nomi, un rito che si ripete nel corso delle celebrazioni del 21 marzo, è un “segno di vicinanza alle loro famiglie e, al contempo, espressione forte, collettiva, di quel desiderio di giustizia che costituisce l’energia vitale di una democrazia”. Quindi Mattarella si è rivolto alle istituzioni, “chiamate a fare il loro dovere per contrastare, su ogni piano, le organizzazioni del crimine”. L’azione dei cittadini e delle forze sociali, ha rimarcato, “è coessenziale per costruire e diffondere la cultura della legalità e della libertà”.