di Stefano Briganti
“Il tempo della pace è finito e la guerra non è più impossibile. Dobbiamo prepararci perché se la Russia vincerà in Ucraina potrà decidere di continuare ad invadere l’Europa” (von der Leyen). Anche l’affermazione di Michel che riprende il motto “si vis pacem para bellum” lascia stupiti in quanto sottende una politica che si basa sulla deterrenza della forza militare, opposta alla costruzione di relazioni internazionali pacifiche basate su mutui interessi economici e di sicurezza, che sono principi fondativi della Ue. Una guerra si basa sul presupposto di avere un nemico contro cui farla o dal quale difendersi e perciò un passaggio obbligato è quello di creare il nemico.
Nella guerra russo-ucraina le dichiarazioni di Biden, dopo febbraio 2022, hanno indicato gli obiettivi che un’alleanza occidentale avrebbe dovuto raggiungere. Lo sgretolamento della economia russa, il suo isolamento internazionale, la riduzione delle capacità di difesa militare e la impossibilità di ricostituirle per decenni. Insomma riportare la Russia agli anni 90 quando, dopo il collasso dell’Urss, anche l’economia della neonata Federazione Russa collassò fino al default del 1998, permettendo alla finanza occidentale di intervenire per tenere la Russia in uno stato di coma controllato.
La narrazione costruita a partire da febbraio 2022 è stata invece incentrata su “c’è un aggressore e un aggredito”, sull’Occidente che intendeva aiutare Kiev a difendersi da Mosca ma assicurando di non essere in guerra con la Russia. La nobiltà degli intenti, la demonizzazione della Russia ripetuta quotidianamente dai media, il silenziare ogni voce per una soluzione diplomatica, ha portato l’opinione pubblica ad approvare in modo massiccio gli interventi occidentali in Ucraina. Si è rafforzata in Europa la costruzione del nemico-Russia, figura opposta a quella con la quale l’Europa fino al 2021 aveva ottimi rapporti commerciali e le cui fonti energetiche avevano contribuito a far diventare la Germania la “locomotiva d’Europa”.
Partì il flusso di armi a Kiev in una spirale verso l’alto mentre la narrazione dipingeva la difesa militare russa assolutamente inadeguata, che però non cedeva. La spirale aveva un costo importante divenuto sempre più pesante man mano che gli effetti boomerang della guerra economica lanciata contro Mosca si facevano sentire in Europa. Dopo la fallita controffensiva ucraina dell’estate 2023, gli Usa e la Ue hanno cominciato a capire che i veri obiettivi occidentali non potevano essere raggiunti per il tramite dell’Ucraina, l’approvazione pubblica iniziava a contrarsi e così la narrazione è cambiata.
Si è sfumato il principio “dobbiamo aiutare l’Ucraina a difendersi da Mosca-Putin” e in Europa si è costruito un nuovo principio: “dobbiamo prepararci ad entrare in guerra contro la Federazione Russa per difenderci dall’inevitabile avanzata in Europa dell’esercito russo e dalla minaccia alla sicurezza globale in caso di vittoria di Mosca su Kiev”. Per arrivare alla guerra si devono convincere gli europei dell’esistenza del nemico e della possibilità di entrare in guerra contro di lui. E’ il principio della finestra di Overton. Rendere qualcosa di impensabile fino a ieri una cosa accettata e legittima domani.
I passaggi sono: 1) Impensabile. 2) Divieto, con qualche eccezione. Si apre il dibattito. 3) Accettabile. Si entra nella sfera del possibile. Scendono in campo la propaganda e l’informazione per sostenere la validità della ipotesi di una guerra contro la Russia e portare l’opinione pubblica a cambiare il giudizio sulla guerra da ’”impensabile” a “motivata”. 4) Ragionevole. L’idea di guerra perde l’iniziale carico eversivo. Diviene comprensibile, normale… anzi necessaria. 5) Diffuso. La guerra alla Russia rappresenta un sentire comune condiviso e la popolazione la accetta come una cosa legittima e giusta da attuare contro il nemico. A questo punto si può passare alla guerra col pieno appoggio della popolazione.
Credo che abbiano già fatto metà strada.