di Michele Cossio

Se ai tempi del governo Draghi esisteva il reato di “lesa Draghità”, ritengo che pure il governo Meloni non sia da meno. Salta all’occhio la vicenda, chiamiamola “ragazzata”, dello studente che ha mimato con la mano la pistola in direzione Meloni.

Manco a dirlo partono le indignazioni da parte di vari parlamentari. Giulia Cosenza (FdI) sentenzia “preoccupante è il clima di odio e di tensione innescato nelle scuole e nelle piazze dalle sinistre”; “Quel qualcuno non ha appreso la lezione degli anni di piombo, che hanno dilaniato l’Italia, distrutto famiglie, portato dolore ad una intera generazione circondata dal vento malevolo dell’intolleranza. Quel vento non deve più tornare”, cita addirittura Cinzia Pellegrino (FdI); Lucio Malan, capogruppo FdI al senato, è arrivato a tuonare: “Si tratta di un gesto senza precedenti. Mi auguro che le autorità scolastiche prendano adeguati provvedimenti”. Ma neppure la premier si è lasciata scappare l’opportunità di sovrapporre l’accaduto ad un fatto di tutt’altra gravità, quale l’omicidio di Marco Biagi occorso proprio il 19 marzo di 22 anni fa per mezzo delle nuove Br.

L’istituto scolastico, per non scontentare l’appetito della premier, annuncia provvedimenti disciplinari. Ma Benito La Russa avvisa: “Non punitelo troppo”. Non che il gesto sia encomiabile, sia chiaro, ma mi fa storcere il naso l’ondata di indignazioni macchiate da rispetto per istituzioni. Le stesse che hanno visto Meloni nascondersi la testa dentro la giacca in risposta all’intervento del parlamentare Bonelli. Il famoso rispetto per le istituzioni.

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