Sarà una consulenza a stabilire se ci sono responsabilità in sede civile per la morte di un 25enne durante un trattamento sanitario obbligatorio. Il Tribunale civile di Napoli ha chiesto una nuova consulenza in relazione alla morte del ragazzo, deceduto nel 2019 in un ospedale partenopeo. Secondo i legali della famiglia del giovane, gli avvocati Amedeo Di Pietro e Alessandro Milo, il trattamento sarebbe stato praticato senza la necessaria ordinanza sindacale. Per i due avvocati sarebbe emersa un’incompatibilità nella scelta di un consulente da parte degli inquirenti: la psichiatra nominata avrebbe per trent’anni prestato servizio nell’ASL Napoli 1 nella cui giurisdizione cade la struttura ospedaliera dove, il 9 aprile del 2019, avvenne il decesso.
Proprio quest’ultima circostanza emersa dalle indagini difensive degli avvocati Di Pietro e Milo hanno spinto il giudice Claudia Colicchio, della VIII sezione civile, a disporre una nuova consulenza tecnica d’ufficio rinviando il processo al prossimo 26 settembre. Il 25enne arrivò in ospedale la sera del 28 marzo 2019 a causa di una “violenta crisi pantoclastica”: furono le forze dell’ordine a chiedere l’intervento del 118 che, a bordo di un’ambulanza, trasferirono il ragazzo, un paziente psichiatrico, in ospedale dove venne sedato. La mattina del giorno successivo al ricovero il 25enne fu colto da un’altra crisi: anche in quest’occasione, riferiscono gli avvocati, i sanitari somministrarono dei farmaci a cui fece seguito una terapia. Ciononostante la sera, intorno alle 19, era stato vittima di una nuova crisi. I medici alle 9.33 del 9 aprile 2019, durante il consueto giro, si accorsero della morte. “Nella documentazione medica rilasciata agli eredi – spiegano Di Pietro e Milo – non c’è alcun documento autorizzativo per il Tso, né alcuna ordinanza sindacale, che attesti la regolarità, formale e sostanziale, della procedura che, come prescrive la legge necessita delle necessarie autorizzazioni. Circostanza peraltro – continuano i due professionisti – ammessa dalla stessa Asl nella memoria difensiva presentata”.