Un mese di marzo da incorniciare per Jayson Tatum
Creasse un po’ di più anche per i compagni, staremmo parlando di uno che è già nell’olimpo dei più grandi a soli 26 anni (a livello tecnico, si intende…). Forse la visione di gioco non è tra le frecce con la punta più affilata della sua faretra. Detto ciò, Jayson “A.I.” Tatum è quanto di meglio si possa trovare oggi nel ruolo di ala nell’intera Nba. Se la gioca con tutti, al momento, per la posizione top. È un discorso tra lui, Kawhi Leonard e the Greak Freak di Milwaukee (se gli si volesse per assurdo fare il torto di incasellarlo in un ruolo specifico). Nel mese di marzo, Tatum sta davvero facendo faville. Nelle ultime dieci gare, la stella dei Boston Celtics ha colpito dall’arco con il 49,5%, roba che se gli si cambiasse il nome della maglia in “Ray Allen”, nessuno avrebbe qualcosa da contestare. Il suo palleggio-arresto-e-tiro è estremamente elegante ed efficace, soprattutto quando sfrutta un blocco centrale e raccoglie la palla per il tiro da tre andando a sinistra. Fluido, liscio come l’olio, quasi senza rumore, bello da vedere. Poi, in effetti, c’è anche il resto. Si, perché l’ex fenomeno di Duke è più un realizzatore multiforme che un tiratore. Ha infiniti punti nelle mani e se ispirato non smette mai di segnare. Fisico michelangiolesco, istinto killer, Jayson Tatum possiede i mezzi per crearsi un tiro in qualsiasi situazione di gioco. Può attaccare dal palleggio, può guidare una transizione, può andare in post, può muoversi senza palla per ricevere uno scarico. Ha tutto il pacchetto completo. Difende pure forte, cosa al giorno d’oggi per nulla scontata. Probabilmente l’MVP è già stato assegnato al “clavicembalista” di 7-piedi in maglia Denver Nuggets. Ma prima o poi toccherà anche a Tatum. Il talento, quello vero, è come un fiume: gira e rigira, alla fine al mare ci arriva sempre. Garantito.

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