Robinho è stato arrestato in Brasile dove sconterà i 9 anni di carcere a cui è stato condannato in Italia per violenza sessuale. L’ex calciatore della nazionale brasiliana e del Milan, è stato arrestato dalla polizia federale dopo che il giudice della Corte suprema, Luiz Fux ha respinto la richiesta dei suoi avvocati di sospendere l’esecuzione della condanna decretata dal tribunale di Milano nel 2017 e che per decisione della magistratura brasiliana sarà scontata nel Paese sudamericano.
Robinho si trovava con la famiglia nella sua villa di Guaruja, città costiera di San Paolo, quando è stato raggiunto dagli agenti per esser condotto prima presso la sede della polizia federale di Santos e poi, dopo delle formalità di rito, essere trasferito in un penitenziario che sarà indicato dalle autorità. I rappresentanti legali di Robinho hanno espresso fin dall’inizio il proprio dissenso in merito all’esito processuale, affermando che l’approvazione della sentenza italiana da parte del Supremo tribunale di giustizia (Stj) sarebbe incostituzionale. La difesa aveva così chiesto una revisione da parte dell’Stf, considerando che tale istituzione rappresenta l’ultimo gradino di ricorso giudiziario disponibile. “Abbiamo la convinzione che ci possa essere una decisione favorevole da parte della Suprema Corte, ma dobbiamo attendere la pubblicazione delle motivazioni per proporre il ricorso”, ha dichiarato l’avvocato José Eduardo de Alckmin, il quale ha poi sottolineato la non volontà del suo assistito di sottrarsi alla giustizia, sollecitando pertanto la possibilità di attendere la sentenza in libertà.
Tuttavia, tale richiesta, proposta come estrema urgenza, è stata rapidamente declinata dal giudice Fux, che ha così posto termine alle speranze dell’ex giocatore di ottenere un prolungamento della procedura d’incarcerazione. Il tribunale brasiliano ha preso la decisione di procedere all’immediata detenzione di conRobinho, tenendo to dei numerosi anni passati in libertà dopo la sentenza italiana, dalla quale l’atleta si era allontanato rifugiandosi in Brasile, un Paese che impedisce la consegna dei suoi cittadini. La condanna del’ex calciatore riguarda un’eclatante vicenda di stupro di gruppo avvenuta nel 2013 in una discoteca milanese, in cui una giovane donna albanese era stata trovata in condizioni di incoscienza a causa dell’abuso di alcolici. Nonostante Robinho e i suoi cinque complici abbiano continuato a sostenere il consenso della vittima, la giustizia italiana e, successivamente, quella brasiliana hanno ritenuto cosa diversa, portando così l’ex calciatore di fronte alle proprie responsabilità penali.