Mentre il Consiglio europeo prospetta una “preparazione militare-civile rafforzata” contro la minaccia russa, pochi giorni dopo il ventilato invio di truppe Nato in Ucraina rivendicato dal presidente francese Emmanuel Macron e dopo le parole del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel (“Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra“), il Vaticano rimarca la sua posizione contraria alle tesi belliciste che si diffondono tra i leader europei: “Resto ancora della ferma convinzione che se vuoi la pace devi preparare la pace“. A parlare è il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi. Il cardinale rappresenta – a pieno titolo – la voce di Papa Francesco, lo stesso che lo scorso anno gli ha affidato la missione di mediatore per porre fine al conflitto in Ucraina.
“Dobbiamo impegnarci molto di più per cercare una via di negoziato che risolva il conflitto”, ribadisce Zuppi, a margine di un incontro a Milano, commentando le parole di Charles Michel. “Il perdono è un modo per preparare la pace. La pace deve essere giusta, ma senza perdono non basta”, ha spiegato. Il presidente della Cei ribadisce così la posizione del Pontefice, uno dei pochi leader del mondo pacifista in un panorama internazionale sempre più proiettato alla guerra. Una posizione, quella di Papa Francesco, che “coincide più o meno con quella degli italiani: contro l’invio delle armi e per l’avvio di un processo di pace”, come spiegano i sondaggisti a ilfattoquotidiano.it.
“Gli attacchi al Papa non sono strumentali, sono tanti che pensano che se vuoi la pace devi preparare la guerra”, spiega Zuppi. “Io credo che la consapevolezza che ottant’anni fa, dolorosamente, in Europa e nel mondo era così evidente, cioè che la terza guerra mondiale sarebbe stata l’ultima, non dobbiamo prenderla”, aggiunge il presidente della Cei. “Ne vediamo dei pezzi, le vediamo paradossalmente come si pone davvero una guerra mondiale ma a maggior ragione dobbiamo con responsabilità, non con ingenuità, trovare tutti i modi per cui la comunità internazionale possa creare le opportunità per il dialogo e i negoziati“, sottolinea. “I cristiani – ha concluso il cardinale Zuppi – dovrebbero essere più coinvolti perché sono tenuti a non avere nemici. Per cui dovrebbero essere dei grandi esperti su quello che l’inimicizia rompe o che contrappone. L’esempio è di Papa Francesco che, con tanta insistenza, dall’inizio ha sempre cercato di accompagnare la legittima difesa, la chiarezza tra l’aggressore e l’aggredito, ma anche la necessità di trovare una via di negoziato”.