La malattia virale sta registrando un numero record di contagi in Brasile e nelle scorse ore ha fatto scattare l’allarme per un caso sospetto a Busto Arsizio
Da ieri notte, venerdì 22 marzo, nel quartiere Sant’Edoardo a Busto Arsizio è partita la disinfestazione per prevenire la diffusione delle zanzare del genere Aedes, cui si devono malattie come Zika, Chikungunya e appunto Dengue. La bonifica, che ha come epicentro la via Nievo e interessa l’area circostante in un raggio di 200 m, si concluderà il 24 marzo. Perché la Dengue non è mortale (solo nell’1% dei casi), ma certo neanche da sottovalutare, come dimostra il fatto che la sua diffusione è in crescita, soprattutto in Brasile, dove nel 2024 si segnalano 2.010.896 casi (tra confermati e sospetti): da più di vent’anni non ce n’erano così tanti in un periodo breve.
Numeri in crescita
Benché di origine tropicale e subtropicale, la malattia è sempre più presente ad altre latitudini, complice il cambiamento climatico e gli spostamenti per viaggi di lavoro o affari. Secondo l’Oms, dal 2000 la diffusione è ottuplicata. Quanto all’Europa, nel 2022 i casi furono 71 (dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc), quasi quanto i 74 del periodo 2010-2021. Del resto, l’Ecdc denuncia che la famigerata zanzara Aedes albopictus (colloquialmente detta tigre), responsabile di chikungunya e dengue, si sta espandendo più a nord e a ovest in Europa. Ma non mnca nemmeno l’egiziana, anch’essa portatrice.
Il fatto che siano malattie di origine virale e si diffondano con le punture delle zanzare – insetti il cui numero è in aumento anche grazie agli inverni poco freddi – comporta il rischio di epidemie fuori controllo. Perciò è bastato un caso a Busto Arsizio per far scattare la disinfestazione preventiva, tanto più che il nostro Paese è il primo in Europa per i casi di epidemie autoctone sporadiche di dengue: 82 nel 2023 (contro le 43 della vicina Francia). Le infezioni, non collegate tra di loro, si sono verificate nelle province di Lodi (41 casi), Latina (2 casi) e Roma (38 casi). Nessuna ha causato decessi.
La febbre spaccaossa
La malattia è provocata da quattro tipi del virus Dengue (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) e si trasmette principalmente con la puntura di una zanzara infetta del genere Aedes. Entrato nel sangue, il virus ci resta per 2-7 giorni. La persona infetta non è contagiosa per gli altri, ma se in quel lasso di tempo viene punta di nuovo, quella zanzara può trasmettere il virus ad altri, pungendoli a loro volta. Se infetta, una donna incinta può trasmettere il virus al feto.
Secondo Emanuele Nicastri, direttore del Reparto di malattie infettive ad alta intensità di cura dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, non c’è motivo di allarme perché il rischio di complicanze nelle aree endemiche, come l’Italia, è bassissimo. Ma se per i soggetti sani non si sono problemi, più a rischio è chi soffre di patologie croniche (cardiopatie, diabete o asma). La malattia può essere asintomatica o presentarsi con sintomi di tipo influenzale: mal di testa forte, male agli occhi, intensi dolori articolari e muscolari (che si manifestano dopo 3-4 giorni e che spiegano molto bene il termine di “febbre spaccacossa”), eritemi. La febbre, oltre 38,5°, si può presentare dopo 6 giorni. Una seconda infezione può sfociare in qualche caso in un’emorragia interna, con sanguinamenti da naso e gengive e nell’apparato gastrointestinale. Allora il rischio di mortalità è elevato: il 40%.
Diagnosi e cura
I casi di febbre improvvisa con cefalea e dolore intorno e dietro gli occhi devono allarmare, soprattutto se il paziente è appena rientrato da un viaggio – perciò si raccomanda a queste persone di farsi visitare in presenza di tali sintomi. Per la conferma si effettuano indagini molecolari (PCR) e si cercano in laboratorio gli anticorpi diretti contro il virus e particolari antigeni del virus. Non esistono cure specifiche. Oltre a provvedere all’idratazione del paziente, si somministrano antipiretici a base di paracetamolo, evitando però i Fans per il rischio di sanguinamento.
Il vaccino
A settembre in Italia è stato approvato dall’AIFA il vaccino contro la febbre dengue. Gli esperti consigliano di sottoporvisi soprattutto quando si debbano fare viaggi in zone dove la malattia è endemica e si abbia già subito un’infezione da dengue. Ma anche chi non è stato infetto ed è in partenza per uno di questi viaggi può richiederlo. Il vaccino viene somministrato in due dosi e, se non disponibile in regime agevolato presso il SSN, costa sui 100 euro nelle strutture pubbliche. Non è indicato per donne incinte o che allattano e per soggetti immuno-compressi.
Altre misure preventive
Deve adottarle soprattutto chi vive nelle aree di maggior diffusione del virus dengue. La prima barriera difensiva è data dalle zanzariere, da applicare su porte, finestre e intorno ai letti. È importante anche usare repellenti cutanei, da spargere anche su abiti – da preferire quelli di colori chiari – e zanzariere, e fare attenzione ai ristagni di acqua vicino a casa, a partire da vasi con terriccio umido e sottovasi.