Dalle prime creazioni in macchina al palco del Festival di Sanremo: la storia di Marta Caffarelli e Viola Naj Oleari è un viaggio costellato di passione, innovazione e soprattutto amicizia
Marta Caffarelli e Viola Naj Oleari: due nomi, un’anima creativa. La loro storia è quella di un’amicizia nata tra i banchi del liceo e sbocciata nel mondo del design, dando vita ad Atelier VM, una realtà che celebra ora 25 anni di successi. Tutto ha avuto inizio tanti anni fa, quando Marta e Viola, due ragazzine con lo stesso sogno nel cuore, si incontrano tra i banchi del liceo: tra loro scatta un’amicizia immediata, un legame profondo che si rafforza negli anni, alimentato da una comune passione per il design e l’arte.
Dopo gli studi, Marta e Viola decidono di unire le loro forze e dare vita ad Atelier VM. Iniziano con piccoli progetti, realizzando gioielli in maniera artigianale e muovendosi con la loro macchina tra un artigiano e l’altro. La loro tenacia e il loro talento non passano inosservati: ben presto, le loro creazioni conquistano il pubblico e la critica, approdando sulle passerelle di moda e persino sul palco dell’Ariston con la vincitrice del Festival di Sanremo, Angelina Mango. Il segreto del loro sodalizio sta nella profonda comprensione e nel rispetto reciproco: questa è la chiave del successo che ha permesso loro di navigare attraverso 25 anni di attività, tra notti insonni e innovative collezioni che hanno reso iconico il loro brand.
Le creazioni di Atelier VM sono più che semplici gioielli; sono simboli di amore eterno e legami indelebili. Collezioni come “Impronta” e “Impronta Fedele” incarnano questo concetto, trasformando sentimenti profondi in oggetti tangibili. Allo stesso modo, le linee “3Kt” e “Bloom” rappresentano un connubio perfetto tra innovazione e tradizione, creando gioielli che, pur essendo “senza spessore”, racchiudono un mondo di significati e emozioni. Per questo le due fondatrici hanno voluto celebrare i 25 anni di Atelier VM con un libro edito da Corraini Edizioni e una retrospettiva a cura di Milovan Farronato, nelle stanze di un antico palazzo di Milano (dal 21 al 24 marzo). Noi le abbiamo incontrate e abbiamo ripercorso con loro le tappe che le hanno portate fin qui.
La vostra storia inizia da molto lontano, quando eravate due ragazzine e frequentavate il liceo. Ce la raccontate?
Marta: Io e Viola ci conoscevamo già ai tempi del liceo ma la nostra amicizia si è consolidata negli anni subito dopo durante la nostra formazione. Viola studiava allo IED disegno industriale, io invece vivevo a Parigi e studiavo oreficeria. Rientrata a Milano abbiamo condiviso tutti i nostri saperi acquisiti, le ispirazioni, i vissuti e abbiamo cominciato a realizzare le prime collezioni, i primi shooting, le prime collaborazioni. Tutto in maniera molto naturale intrecciando in un unicum vita e lavoro, senza imposizioni e pressioni ma sempre con entusiasmo e responsabilità.
Quando avete capito che il vostro sogno poteva diventare realtà?
Marta: Non lo abbiamo realizzato in un momento preciso, è avvenuto e non ci siamo mai tirate indietro accogliendo occasioni e cambiando rotte laddove necessario.
Nel 1998 avete fondato Atelier VM: come è nata l’idea?
Marta: Nel 1998 abbiamo costituito la società, la prima snc, dovevamo fatturare e darci una forma giuridica. Questo ci ha anche dato un ordine e sancito un impegno al quale negli anni abbiamo sempre reso conto.
Ci raccontate un aneddoto degli esordi?
Marta: ci piace ricordare quando macinavamo chilometri con la mia macchina, sempre in movimento tra un artigiano e l’altro, nelle varie aree della Lombardia e non solo, spesso con noi mia figlia Frieda e Blu il cane di Viola, la macchina è stata il nostro primo ufficio, dove parlavamo dei nostri progetti ma anche dove ci scambiavamo le confidenze.
Ci svelate il segreto della vostra amicizia? Nell’era delle rotture -sentimentali ma anche professionali – come si può portare avanti un sodalizio come il vostro?
Marta: Abbiamo probabilmente saputo dosare bene tempi e modi di relazione. Siamo state tanto insieme ma da un certo punto in poi abbiamo anche saputo capire quando fosse il caso di separare gli ambiti. Alla base c’è un grande rispetto e solidarietà nell’accettazione delle differenze e caratterialità di ciascuna con consapevolezza e responsabilità reciproca.
Il primo ricordo che vi viene in mente di questi 25 anni di Atelier VM?
Marta: le tante vigilie di Natale in negozio prima della chiusura, quando la città cominciava a svuotarsi e gli ultimi mariti affannati accorrevano fuori tempo massimo all’acquisto di un anello o una collana. Un’atmosfera rarefatta di calma e senso di soddisfazione.
Nel vostro libro vi definite “due Nomadi Gold”: cosa significa?
Marta: Due Nomadi Gold racchiude da un lato il nostro spirito più autentico, sempre in movimento, sempre disponibili ai cambi di rotta e agli incontri inattesi con cose e persone, dall’altro l’attitudine a trovare soluzioni creative in relazione alla realtà che ci circonda, risposte alle esigenze nostre e delle persone attorno a noi, attraverso il design e l’innovazione che contraddistingue la nostra ricerca.
Come funziona il vostro processo creativo?
Marta: Incontri che si trasformano in emozioni ed emozioni in gioielli.
Come è nata l’idea de L’Essenziale?
Viola: L’Essenziale nasce nel 2014 dall’urgenza di fissare un ricordo, un momento intimo per non lasciarlo scappare via. Si tratta dell’evoluzione del nostro percorso che mira sempre a qualcosa che vada oltre le apparenze. È stata l’energia della catarsi a mettere alla luce un’idea così dolcemente risolutrice che porta il nome L’Essenziale.
Un bracciale saldato al polso: capita che qualche cliente sia “spaventato” dall’idea del “per sempre?” C’è chi si pente e chiede di toglierlo?
Marta: è molto raro. Può essere un timore iniziale ma L’Essenziale una volta addosso diventa parte di te… e poi nulla è per sempre, lo puoi togliere e conservare e rimetterlo oppure trasmetterlo ai tuoi figli o a una persona cara. Ha un forte potere simbolico senza essere opprimente.
Come siete arrivati all’idea di Impronta e Impronta Fedele?
Viola: La collezione Impronta nasce nel 2004 dal desiderio di conservare qualcosa di unico e irripetibile, capace di legarci all’altro in uno scambio di amore e fedeltà. Sancisce e suggella una relazione della quale non vogliamo perdere le tracce, sia in senso letterale che figurato. Atelier VM rinforza il significato ultimo di questo gioiello offrendo la possibilità di riprodurre le impronte dei propri amati cani, una dolcissima novità per celebrare un amore speciale, forse il più incondizionato.
Adesso arrivano i gioielli “senza spessore”: come si realizzano?
Marta: La celebrazione dei 25 anni sarà anche l’occasione del lancio della nuova lega 3Kt. E’ un progetto innovativo di cui siamo entusiaste. L’innovazione fa parte del nostro Dna, così come la tradizione e il patrimonio culturale che abbiamo sempre custodito con cura. Con questo spirito non smettiamo di guardarci intorno, viviamo la realtà e 3Kt è la nostra personale risposta a questo momento storico complesso. La collezione Bloom affonda le sue radici nel nostro passato. I gioielli Senza Spessore, come li ha definiti la critica del design Domitilla Dardi che ha collaborato con noi al libro, sono nati nel 2003 un po’ per caso un po’ per noia realizzandosi in quelli che chiamavamo I gioielli di Carta, orecchini leggeri bidimensionali, colorati, molto amati dal pubblico che all’epoca riuscivamo a raggiungere. L’evoluzione è poi stata la collezione dei gioielli tagliati a laser che mantenevano la stessa bidimensionalità, passando dai fogli di carta a quelli in bronzo e in argento. Oggi, come un cerchio che si chiude, alcuni soggetti, tutti floreali sono rinati nella Bloom.
I vostri gioielli sono arrivati quest’anno anche sul palco dell’Ariston con Angelina Mango, la vincitrice del Festival di Sanremo. Che progetti avete per il futuro?
Il 25 esimo è entrambe le cose, sicuramente un arrivo, una pietra, un punto dopo mille curve percorse ed è quello che stiamo raccontando in questi giorni . Il futuro è già cominciato e si è concretizzato nella realizzazione di questo momento, obbligarci a guardare indietro, a studiare quanto fatto ci ha portato a nuove consapevolezze, la prima quella del valore del nostro patrimonio e dell’importanza di valorizzarlo. In futuro quindi la sfida sarà quella di riuscire a far convivere da un lato la spinta espansiva e la nuova struttura che la sostiene e dall’altro la conservazione e la cura del patrimonio creato e raccolto fino ad oggi insieme allo spirito innovativo che ci contraddistingue e che continueremo a mettere al servizio del nostro pubblico.