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È morto Maurizio Pollini: il grande musicista italiano aveva 82 anni. Mattarella: “Un poeta del pianoforte”

di F. Q.

“Quando prendo in mano una partitura o studio un pezzo, io punto innanzitutto alla ricerca di aspetti comunicativi, a cose che davvero possano darci gioia“, raccontava in un’intervista, spiegando il complicato rapporto tra tecnica esecutoria e soggettività emotiva. Maurizio Pollini è morto all’alba di sabato 23 marzo all’età di 82 anni a Milano, la città in cui era nato il 5 gennaio del 1942 e dove ancora abitava. “Uno dei grandi musicisti del nostro tempo e un riferimento fondamentale nella vita artistica del Teatro per oltre cinquant’anni”, si legge nella nota del Teatro alla Scala di Milano, dove si terrà la camera ardente.

Interprete di Beethoven, Chopin, Schubert, Schumann e della seconda scuola di Vienna (Schonberg, Berg e Webern), allievo di Carlo Lonati e Giorgio Vidusso, protagonista assoluto della scena concertistica internazionale fin dalla vittoria, diciottenne, al concorso Chopin di Varsavia nel 1960, Pollini è stato un interprete capace di rivoluzionare la percezione dei grandi autori e “un poeta del pianoforte“, come ricordato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il grande pianista era malato da tempo, e per questo aveva cancellato gli ultimi concerti in programma. Musicista a tutto tondo – era stato anche direttore d’orchestra – Pollini era noto per la sua tecnica magistrale e per la sua continua ricerca della perfezione in tutto il vasto repertorio che eseguiva. A piangere la sua scomparsa l’intero mondo musicale, l’importante teatro di Milano in particolare, con il sovrintendente Dominique Meyer e Riccardo Chailly. “Accanto alla sua grandezza di strumentista resta fondamentale la sua testimonianza sul ruolo stesso della musica, intesa come componente essenziale della cultura e della vita civile e come strumento di trasformazione della società. Dal debutto l’11 ottobre 1958 all’ultimo recital il 13 febbraio 2023 Pollini ha suonato alla Scala 168 volte, cui si aggiungono gli incontri con gli studenti e le partecipazioni a giurie e convegni”, si legge nel comunicato della Scala.

“Dopo i primi concerti diretti da Thomas Schippers e Sergiu Celibidache, con la serata del 23 ottobre 1969 prende avvio la collaborazione con Claudio Abbado, destinata a segnare la storia dell’interpretazione ma anche la storia culturale della città di Milano. Il comune impegno per allargare il repertorio, in particolare alla seconda scuola di Vienna e alla nuova musica si coniuga ad un eguale impegno ad allargare le platee in linea con l’impostazione di Paolo Grassi che in quegli anni sviluppava nuove politiche per coinvolgere tutta la città nelle attività del Teatro”, ricorda la nota.

Fondamentali anche le collaborazioni con Riccardo Muti e poi con Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, ma nel corso dei decenni “si ricordano anche concerti con Carlo Maria Giulini Pierre Boulez e Zubin Mehta. Al rapporto costruito negli anni con i musicisti scaligeri, sia in veste di Orchestra della Scala sia soprattutto in veste di Filarmonica, si aggiungono le apparizioni con grandi orchestre come i Wiener Philharmoniker (con Abbado) e il Gewandhausorchester di Lipsia (con Chailly) e numerose compagini dedicate alla musica d’oggi, in particolare nei ‘Cicli Pollini’ promossi da Stéphane Lissner: l’Ensemble Intercontemporain, il Klangforum Wien, la Musikfabrik Köln, l’Experimentalstudio SWR. Nel campo della musica da camera lo ricordiamo in particolare accanto a Salvatore Accardo, Toby Hoffmann, Margaret Batjer e Rocco Filippini“, sottolinea il Teatro. “Ma al centro dell’ininterrotta presenza scaligera di Maurizio Pollini ci sono soprattutto i recital: dallo storico ciclo con le 32 sonate di Beethoven nel 1995 al sempre attesissimo concerto annuale in cui ricorrevano le stelle fisse del suo universo musicale: oltre ad alcune occasioni bachiane, Beethoven, Brahms, Chopin, Debussy, Schönberg, e Nono”, conclude il Teatro.

Nato in una famiglia della borghesia illuminata milanese – era figlio dell’architetto Gino Pollini e della pianista Renata Melotti, a sua volta sorella dello scultore Fausto Melotti – Pollini suscitò grande scalpore al Concorso Chopin di Varsavia, nel 1960, da cui uscì vincitore – diventando il primo e unico italiano a primeggiare nel prestigioso concorso- per la sua esecuzione di 4 difficilissimi e complessi Studi di Chopin, tanto che il celebre pianista Arthur Rubinstein, componente della giuria, disse: “Questo giovane suona tecnicamente già meglio di tutti noi!”. E il critico musicale esperto di pianismo, Piero Rattalino, presente all’esecuzione, aggiunse: “Questo giovane, o diventerà il più grande pianista del mondo, o finirà in manicomio!”. Pollini divenne certamente uno dei più grandi pianisti del mondo, pubblicando, dopo la vittoria al concorso di Varsavia, diverse registrazioni di opere di Chopin per la Emi.

Allievo dei corsi di perfezionamento di Arturo Benedetti Michelangeli, il quale diceva che c’era “ben poco da insegnare a Pollini”, il giovane pianista iniziò un’importante carriera concertistica che lo portò nelle più importanti sale di tutto il mondo con le maggiori orchestre europee, americane e asiatiche. Il suo repertorio spaziava da Bach, Mozart e Beethoven a Chopin, da Schubert a Schoenberg fino a Stockhausen, Manzoni e Sciarrino. Il compositore Luigi Nono scrisse appositamente per Pollini ‘…Sofferte onde serene…” dedicando lo spartito al pianista e alla moglie Marilisa Marzotto, anche lei pianista.

Fondamentale nella sua vita l’amicizia con Claudio Abbado, il direttore d’orchestra scomparso dieci anni fa, con il quale condivise anche la passione politica. Celebre il suo concerto al Teatro Comunale di Bologna, nel gennaio del 1973, per denunciare gli orrori della guerra in Vietnam, seguito a un altro concerto, stavolta mancato, alla Società del Quartetto di Milano di pochi giorni prima, in cui aveva tentato di leggere un documento di protesta contro i bombardamenti americani in Vietnam, ma aveva dovuto lasciare la sala senza suonare. Eventi che diedero vita al ‘caso Pollini’ e che videro schierarsi diversi musicisti illustri (Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni, Luigi Nono, Luciano Berio) in difesa dei diritti democratici e civili. Episodio emblematico della sua concezione totale del ruolo della musica, del suo impegno politico, della sua dedizione a spartiti e tastiera.

È morto Maurizio Pollini: il grande musicista italiano aveva 82 anni. Mattarella: “Un poeta del pianoforte”
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