Mi sono molto ritrovata in questa spettacolare mostra su Anselm Kiefer – a cura di Arturo Galansino – a Palazzo Strozzi, un luogo simbolo, come nessun altro, dell’architettura e dell’urbanistica rinascimentale. Mai nessun artista contemporaneo si era così ben amalgamato nella storia di Firenze, anche perché Anselm la ama e ha definito Palazzo Strozzi, il più bel palazzo del mondo.

Questo affascinante artista tedesco, che adesso vive nell’Île-de-France, a Croissy, ha sedotto anche il grande regista Wim Wenders che gli ha dedicato un film chiamato semplicemente Anselm, presentato a luglio in apertura del Festival ArteCinema,di cui ho scritto ampiamente.

Il Maestro è in bilico tra sacro e profano, spiritualità e trasgressione, materialità e filosofia. I suoi giganteschi quadri, come quelli dei teleri veneziani, solo nelle immense sale di Palazzo Strozzi potevano essere ospitati. Mai nessun altro artista ha così grandemente arricchito il cortile di Palazzo Strozzi, con il suo Engelssturz di 7 metri per 8, tanto da pensare di essere stato concepito nel ‘500.

La particolarità di questo immenso dipinto col cielo dorato, che mi ricorda San Pietro in Ciel d’Oro, a Pavia, dove è sepolto Sant’Agostino – citato da Dante nel Paradiso – è che, in caso di pioggia, rilascerà rivoli d’oro, una citazione/riferimento ad Eliogabalo, il dissoluto, pansessuale imperatore romano di origine siriana che voleva imporre il culto del “Sol invictus”. Non meno evocato questo culto però, nel cristianesimo, con il Cristo con la corona radiata, il Cielo d’oro è anche nelle rappresentazione del Cristo pantocratore e soprattutto nei mosaici di Ravenna, Venezia, Palermo.

I riferimenti cristiani sono tanti, come i riferimenti a Donatello con i bassorilievi e gli stiacciati dorati de L’Ultima cena presenti a Siena, o anche le icone russe di San Michele Arcangelo su fondo oro, a Palazzo Pitti. Quasi una Cappella Sistina, la stanza dei 60 dipinti, una vera Wunderkammer, esaltata da un grande specchio che produce un effetto di un ribaltamento, anzi uno sprofondamento. La stanza è stata allestita dallo stesso Anselm, apponendo un quadro alla volta sul trabattello e creando nel contempo gli effetti illuminotecnici con piantane da lui stesso disegnate, il suo perfezionismo è arrivato poi a riprodurre le proporzioni di Palazzo Strozzi nel suo gigantesco laboratorio di Croissy.

La dimensione storica, onirica e l’ossessione per l’Italia, la Toscana in particolare, ad esempio San Gimignano, sono presenti all’Hangar Bicocca a Milano con i “I 7 Palazzi Celesti”, anche qui parzialmente esposti. Nella realizzazione della sua opera, Anselm Kiefer è stato ispirato profondamente dall’elemento “torre” nella storia, con numerosi riferimenti all’architettura del passato, soprattutto alla sua valenza simbolica.

Tornando in provincia di Siena, un’altra fonte d’ispirazione è senz’altro la pittura di Simone Martini, che agisce su campo dorato, come l’Annunciazione del 1333, conservata agli Uffizi ma anche la “Madonna col bambino” conservata al Wallraf Richatz Museum della sua Germania, precisamente a Colonia.

Alcune installazioni viceversa sono più inquietanti e ci portano al “Locus Solus” di Raymond Russell, romanzo fantasy, diremmo oggi, risalente al 1914, alberi quasi simili a quelli di Pier delle Vigne e terriccio con denti giganteschi. ”Quando questi scritti saranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce” citazione del filosofo veneto Andrea Emo (1901-1983), riscoperto da Cacciari, e pensiero riprodotto nella Mostra di Palazzo Ducale a Venezia nel 2022 e grande fonte di ispirazione per il Maestro tedesco.

Anselm Kiefer e Wim Wender poi si sono influenzati reciprocamente con gli angeli, così tremendamente e disperatamente umani che vagano alla ricerca della città perduta, volteggiando Nel cielo sopra Berlino. Questa ansia e desiderio di trovare e ritrovare oggetti e luoghi magici, come nella storia Gli occhi di Monna Lisa di Thomas Schlesser, una ossessione, prima del buio, di vedere ancora l’infinita e sempiterna bellezza.

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