La quota di occupati sul totale della popolazione italiana in età lavorativa ha raggiunto nel 2023 il livello più alto di sempre (66,3%). Tuttavia l’Italia rimane ultima nella classifica europea relativa a questo indicatore e dove la media si attesta al 75,4%. Stando a quanto confermano i dati Eurostat, il paese paga soprattutto la bassa partecipazione al mercato del lavoro delle donne. L’occupazione femminile si ferma al 56,5%, contro una media Ue del 70,2%. I rispettivi dati per i maschi sono invece del 76% e 80,5%, presentando quindi un gap più contenuto. In particolare nel Mezzogiorno lavora appena il 39% delle donne a fronte del 67% medio al Nord (62,6% al Centro). Quanto ad occupazione femminile l’Italia resta lontano soprattutto dalla Germania (77,4%) e dalla Francia (71,7%) ma pure dalla Spagna (65,7%).
Il gap di occupazione tra uomini e donne in Italia è di 19,5 punti, il peggiore dopo la Grecia (19,8 punti) mentre la Spagna si ferma a 10,2, la Germania a 7,7 e la Francia a 5,5. Rispetto al 2022 c’è stato un calo di 0,2 punti mentre, rispetto al 2009, si registra una flessione del gap di 3,9 punti. Nello stesso periodo nella media Ue il divario tra uomini e donne sull’occupazione si è ridotto di 3,1 punti. Il basso tasso di occupazione in generale è legato a sua volta ai divari territoriali: nel complesso tra i 20 e i 64 anni lavora il 52,5% delle persone al Sud (in aumento dal 50,5% del 2022) e il 74,6% (in aumento dal 73,2%) al Nord con una differenza di oltre 22 punti.
L’anno scorso il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni in Italia è cresciuto di 1,3 punti rispetto al 2022 a fronte dei 0,5 della media Ue. Per le donne il tasso è cresciuto di 1,5 punti a fronte dei 0,9 punti della media Ue ma se si guarda agli ultimi dieci anni l’Europa ha fatto molto meglio con una crescita di 9,1 punti contro i 6,9 punti in Italia.