Dopo il caso dell’istituto di Pioltello (Milano) che chiuderà per la festa di fine Ramadan, anche la preside una scuola di Soresina (Cremona), paese ad alta densità di popolazione di religione islamica, ha invitato i professori a non fissare verifiche negli ultimi giorni del mese sacro e a evitare di consumare cibo e bevande all’interno dell’istituto durante le ore di digiuno. Lo prevede una circolare intitolata “Informazioni sul Ramadan e linee guida per il personale docente”, firmata dalla dirigente dell’istituto comprensivo Bertesi, Daniela Romano. “Vi incoraggio a dimostrare sensibilità culturale e religiosa durante il Ramadan e a rispettare le pratiche religiose; alcuni studenti potrebbero essere affetti dalla riduzione dell’energia dovuta al digiuno, siate comprensivi rispetto all’attività didattica”, scrive la preside ai colleghi, chiedendo di “non fissare verifiche, interrogazioni, uscite o momenti importanti per la didattica” nei giorni tra il 6 e il 9 aprile e incoraggiando non mangiare e bere a scuola durante il mese del digiuno, “come segno di rispetto per coloro che lo stanno osservando. E se notate stanchezza o disagio in studenti o colleghi offrite il vostro sostegno e comprensione”, aggiunge il testo.

L’iniziativa ha provocato le proteste di alcuni genitori e innescato una polemica politica: i consiglieri comunali della Lega a Soresina definiscono “inaccettabili sia le premesse sia il contenuto” dell’atto firmato dalla preside, “che di fatto realizza un trattamento di favore, non richiesto e non previsto, nei confronti degli alunni che professano una certa religione”. “Ho solo inviato una circolare come ho già fatto lo scorso anno seguendo una prassi consolidata che non prevede né chiusure né iniziative di alcun genere”, replica la professoressa Romano. Anzi, a titolo personale dico senza problemi che sono del tutto contraria alla chiusura delle sedi scolastiche per la fine del Ramadan e su questo ci tengo ad essere chiara. Il contenuto della nostra circolare è solo quello di fornire un contributo per promuovere un ambiente inclusivo e rispettoso in cui tutti gli individui si sentano accolti e supportati”, chiarisce.

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