Se avessi un’ora di tempo per parlare con qualcuno che ha idee completamente opposte dalle tue cosa gli diresti? Un confronto faccia a faccia, da soli, per parlare di politica, diritti, ecologia, migranti, guerra e pace. Per ascoltarsi e cercare di capire, anche se non per forza, chi siede dalla parte opposta. E soprattutto, per uscire da quella “bolla” in cui viviamo immersi e che troppo spesso assomiglia a una prigione. Il progetto lo ha lanciato in modo utopico nel 2017 il giornale tedesco Die Zeit. All’inizio, scherzando, in redazione lo hanno chiamato il “Tinder” della politica e di fatto è partito così. C’era un sondaggio, le persone rispondevano e poi si facevano i match. Doveva essere un gioco per pochi lettori interessati, hanno risposto centinaia di persone e ora è un progetto che coinvolge tutti o quasi i Paesi Ue. La nuova edizione, della quale anche ilfattoquotidiano.it è media partner (senza prendere alcun finanziamento dagli enti coinvolti), parte oggi e si concluderà prima delle elezioni Europee. Perché mentre la politica è impegnata nelle campagne elettorali, cittadine e cittadini possano avere un’altra chance di confrontarsi lontano da social e riflettori. E magari capirsi un po’ meglio.
Come funziona – Per partecipare è molto semplice: servono un telefono o un computer e una connessione internet. A chi è interessato viene chiesto di rispondere a sette domande che riguardano l’Europa, il clima, i diritti e la guerra. Dopo questo primo passaggio, ci sono tre quesiti aperti per conoscere meglio chi si sta presentando e garantire una combinazione migliore con altre persone in giro per l’Europa. È necessario che in questo ultimo passaggio si risponda in inglese: se non sei sicuro della lingua, puoi usare una piattaforma di traduzione e inviare le tue risposte. Una volta cliccato invia, si deve solo attendere che avvenga il match. A quel punto sarà comunicato l’abbinamento e tu e l’altra persona selezionata potrete fissare un appuntamento per parlarvi online all’incirca un’ora: i round di incontri si terranno ogni sabato di aprile e maggio. Con voi non sarà presente nessuno e potrete accordarvi sull’orario che più preferite. Quella che ti compare subito qui sotto è la prima domanda e se hai voglia puoi iniziare subito. E alla fine, se vuoi condividere con noi la tua esperienza, scrivici a europetalks.ilfatto@gmail.com: racconteremo la tua storia e com’è andata la chiacchierata.
Com’è nato il progetto – Tutto è partito dalla Germania e dal giornale Die Zeit. “Parlare di politica tra persone che hanno opinioni diverse è diventato molto difficile, non solo in Europa”, ha raccontato il direttore del sito Jochen Wegner nel suo discorso di presentazione al Ted 2019. “Le famiglie si separano, gli amici non si parlano più. Rimaniamo nelle nostre bolle”. Bolle “amplificate dai social media”, ma che “non sono, di fatto, un prodotto digitale”. “La bolla di filtraggio è sempre esistita. È nelle nostre teste. Come dimostrato ripetutamente da molti studi, ad esempio, ignoriamo le evidenze che contraddicono le nostre convinzioni. Perciò correggere le fake news è assolutamente necessario, ma non basta a portare una società divisa a ripensare se stessa”. Ma, è stata l’intuizione di Wegner e dei suoi colleghi, “c’è una terza via”: quella delle discussioni personali che ampliano le prospettive. Era maggio 2017 e all’inizio Europe Talks “doveva essere un modesto esercizio editoriale. Come molti giornalisti, eravamo colpiti da Trump e dalla Brexit, e anche la Germania si stava dividendo, soprattutto sulla questione immigrazione. Dovevamo reinventare il nostro modo di occuparci di politica”. Da “bravi nerd”, ha detto ancora Wegner, abbiamo pensato a “un Tinder per la politica, una piattaforma di incontri per opposti politici”. Il primo esperimento si chiamava “La Germania si parla”: usavano Google forms facendo dei semplicissimi sondaggi online per i lettori. In coda hanno scritto: “Vorresti incontrare un vicino che è totalmente in disaccordo con te?”. “Ci aspettavamo che si registrassero un centinaio di persone, e pensavamo di fare le coppie manualmente. Dopo un solo giorno, si erano registrate 1.000 persone. E dopo qualche settimana, 12.000 tedeschi si erano registrati”. Non erano pronti per una risposta simile, ma in qualche modo hanno iniziato le associazioni. Come potete immaginare, eravamo molto preoccupati. Forse non si sarebbe presentato nessuno. Forse tutte le discussioni dal vivo sarebbero state davvero terribili”. Così non è stato e a dimostrarlo sono le decine di storie condivise dal giornale: “Si sono incontrati Anno, un ex poliziotto che è, o era, contro i matrimoni gay, e Anne, un ingegnera che convive con un’altra donna. A un certo punto, ci ha detto Anno in seguito, si è reso conto che Anne era ferita dalle sue affermazioni sul matrimonio gay e ha iniziato a dubitare delle sue stesse convinzioni. Dopo aver parlato per tre ore, Anne ha invitato Anno alla sua festa di inizio estate e oggi, anni dopo, si incontrano ancora di tanto in tanto e sono amici”. Il successo di quell’edizione ha convinto Die Zeit ad allargare la prospettiva e spostare gli incontri online.
La versione 2.0 – Così, nel 2018, è nata la piattaforma internazionale My Country Talks e ora il progetto, dopo aver raccolto le registrazioni di più di 290mila persone nel mondo, è arrivato alla quarta edizione europea, fatta in collaborazione con il giornale polacco Gazeta Wyborcza. I media partners sono: Daily Mirror (Gran Bretagna), Der Standard (Austria), Efimerida Ton Syntakton (Grecia), ilfattoquotidiano.it (Italia), Euractiv (Belgio), LRT (Lithuania), N1 (Serbia), PressOne (Romania), SME (Slovakia), The Display, EuroZine (Austria), Krytyka Polityczna (Polonia), El Diario (Spagna) e Voxeurop (Belgio). Il progetto è cofinanziato dal programma European Commission Citizens, Equality, Rights and Values (CERV) e dall’EU Directorate-General for Communications Networks, Content and Technology. Ilfattoquotidiano.it partecipa come media partner senza prendere alcun finanziamento.
L’obiettivo – Ma lo scopo finale è cambiare idea? No. Lo scopo finale è prendersi del tempo per ascoltare un’altra persona. E da lì gli effetti possono essere molteplici. Secondo uno studio di due ricercatori di Harvard (Adrian Blattner) e Stanford (Martin Koenen), pubblicato a luglio 2023, proprio l’esperimento tedesco originario con 15mila abbinamenti ha dimostrato che c’è stata “una riduzione significativa della polarizzazione dei partecipanti”. L’esposizione “aumenta la tolleranza”, spiegano, “ma non il sostegno alle posizione opposte”. Ed è questo lo spirito originario su cui voleva lavorare il Die Zeit: “Quando due persone si incontrano per parlare di persona per ore senza nessuno che li ascolta, cambiano”, è il manifesto di Wegner e lo spirito che tiene in piedi My Country Talks. “E cambiano anche le nostre società. Cambiano poco alla volta, discussione dopo discussione. Quello che importa qui è che impariamo di nuovo ad avere queste discussioni faccia a faccia, senza che nessuno ci ascolti, con uno sconosciuto. Quindi, per favore, incontrate qualcuno e discutete e godetevela”. Se volete, potete farlo anche voi. E per qualsiasi dubbio o domande scriveteci a europetalks.ilfatto@gmail.com.