Le vittime dell’attentato alla Crocus City Hall di Mosca sono più di 140. Putin accusa velatamente Kiev di aver preso parte all’organizzazione dell’attacco, dall’altra parte del confine si nega tutto e, addirittura, c’è chi ipotizza una false flag architettata dal leader russo. Dagli altri Paesi, fino a oggi, erano arrivati solo messaggi di vicinanza ai familiari delle vittime, ma nessuno era entrato nello scambio d’accuse interpretato come una strategia del capo del Cremlino per giustificare un aumento degli attacchi in Ucraina. Lunedì, invece, a parlare è la Commissione europea che, con il suo portavoce Peter Stano, durante il consueto incontro con la stampa ha lanciato un messaggio alla Federazione: “Naturalmente siamo preoccupati per le indicazioni dei rappresentanti del regime di Mosca che cercano di creare un collegamento tra questo attentato e l’Ucraina che ovviamente respingiamo in toto. Non ci sono indicazioni, non vi è alcuna prova che l’Ucraina sia in qualche modo collegata a questi attacchi. Invitiamo il governo russo a non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina, né usarlo come pretesto per l’aumento delle repressioni interne”.
Stano si è poi spinto in valutazioni che sembrano sostenere la tesi di un coinvolgimento russo, senza che però alcuna prova: “Non è il primo attentato terroristico avvenuto su suolo russo. Finora nessuno dei grandi attacchi terroristici avvenuti in Russia è stato chiarito e oggetto di indagini adeguate. Questo lascia aperti molti interrogativi riguardo all’atteggiamento delle autorità russe. E mi fermo qui”, ha detto.
Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in mattinata ha ribadito che non esistono prove di alcun coinvolgimento di Kiev nell’attentato che ha sconvolto la Russia. “Al momento non ci sono prove di alcun tipo di un coinvolgimento di qualsiasi genere da parte ucraina, mi pare che tutto vada nella direzione di un attentato terroristico organizzato dal ramo afghano dell’Isis“, ha detto. Mentre il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha chiesto di nuovo il pugno duro con Mosca dopo l’episodio della violazione dello spazio aereo polacco da parte di un missile russo: “Dobbiamo cambiare atteggiamento e mandare un messaggio molto chiaro alla Russia. Se missili o droni dovessero entrare nel territorio della Nato, essi verranno abbattuti. Non è la prima volta che una cosa del genere accade. Ci sono già stati diversi casi di violazione dello spazio aereo rumeno e non è la prima volta che viene violato lo spazio aereo polacco. Questo non può avvenire”.
Bombe russe su Kiev e Mykolaiv
La pressione militare di Mosca, già aumentata nei giorni precedenti l’attentato, continua però senza tregua. Nella mattinata di lunedì, intorno alle 10.30, numerose esplosioni sono state udite a Kiev mentre era in corso un allarme aereo sulla capitale. Dalla città si sono levate colonne di fumo, mentre boati sono stati uditi anche nella zona dell’aeroporto Zhulyany. Si tratta probabilmente di una nuova offensiva militare di Mosca, dato che la difesa aerea ucraina ha distrutto due missili balistici russi lanciati su Kiev, con i detriti caduti nei quartieri di Pechersk, Solomyansk, Holosiivsk e Dnipro, danneggiando due condomini e ferendo 5 persone.
La pressione dell’armata di Vladimir Putin continua anche nel sud, da dove è iniziata la lenta ma costante riconquista di territori da parte dell’esercito russo. Questa volta, obiettivo degli attacchi dei droni di Mosca è la città di Mykolaiv, dove undici persone sono rimaste ferite: “Nella notte 25 marzo, durante le operazioni di combattimento delle difese aeree ucraine, frammenti di un drone Shahed abbattuto sono caduti su case private e hanno provocato l’incendio di un edificio residenziale e di due auto – dichiarano le autorità – L’incendio è stato prontamente domato. Sono state danneggiate anche le case private vicine. Undici persone sono rimaste ferite. Nove di loro hanno ricevuto assistenza medica sul posto e due sono state ricoverate in ospedale”. Prima dell’attacco su Mykolaiv, le forze russe hanno anche lanciato su Odessa un missile anti-radar Kh-31P che “potrebbe essere stato distrutto in volo”. Nella regione di Mykolaiv, invece, un drone ha colpito un impianto energetico ed è scoppiato un incendio, mentre un altro impianto energetico è stato colpito dai detriti di un drone abbattuto.