Dice Giorgia Meloni che “la povertà non si abolisce per decreto“. Una dichiarazione pronunciata probabilmente per fare il verso a Luigi Di Maio e al suo celebre “abbiamo abolito la povertà” ai tempi in cui il governo di Giuseppe Conte aveva approvato il reddito di cittadinanza. La frase della premier, però, arriva nel giorno in cui il numero di famiglie povere in Italia raggiunge il suo record storico. Logico dunque che quelle parole hanno come effetto quello di provocare roventi polemiche. Dai 5 stelle al Pd, infatti, l’opposizione attacca la capa dell’esecutivo. “Meloni, con la sua solita propaganda, afferma che la povertà non si abolisce per decreto. Lei, invece, è riuscita a farla aumentare per decreto, quello con cui il 1° maggio dell’anno scorso ha cancellato il Reddito di cittadinanza”, dice per esempio Chiara Appendino, deputata e vicepresidente dei 5 stelle. Ma andiamo con ordine.

La frase della premier – In mattinata Meloni è a Campobasso, a firmare l’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra Governo e Regione Molise, quando l’Istat diffonde le sue stime preliminari: le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale, in lieve rialzo rispetto all’8,3% del 2022 e sul livello più elevato di sempre. Si tratta di oltre 2,2 milioni di famiglie per un totale di 5,7 milioni di persone. Da segnalare come siano in aumento i lavoratori poveri, ossia persone che non superano la soglia di povertà nonostante siano occupate. Sono ben l’8,2%, il valore più alto di sempre, le famiglie povere nonostante uno dei componenti abbia un lavoro. Che cosa significano questi dati? “Noi ci dobbiamo ricordare che la ricchezza non la crea lo Stato, il lavoro non si crea per decreto, la povertà non si abolisce per decreto. Lo Stato deve mettere aziende e lavoratori nella condizione di lavorare al meglio”, sostiene Meloni, alla guida di un esecutivo che ha abolito il reddito di cittadinanza e non ha ancora mai voluto varare il salario minimo.

L’attacco dei 5 stelle – Ecco perché l’opposizione insorge. “L’odierna fotografia dell’Istat non lascia spazio a dubbi: in Italia non ci sono mai stati tanti poveri quanti quelli raggiunti con questo Governo, circa 5,7 milioni nel 2023. Al Nord, dove si pensa erroneamente che le cose vadano sempre bene, lo scorso anno si è registrato l’aumento maggiore di individui in povertà: quasi 136mila in più rispetto al 2022. Le chiacchiere stanno a zero. Questo Governo, che per giunta nasconde i numeri di quanti stanno percependo l’Adi e il Supporto formazione lavoro, prima va a casa e meglio è”, dice Appendino. Tra i 5 stelle, ovviamente, protestano in tanti. “Quasi 6 milioni di italiani sono in povertà assoluta. Un dato che fa tremare le vene ai polsi mentre il Governo Meloni si balocca con teatrini tutti rivolti alle prossime elezioni europee. Il dato fornito oggi dall’Istat ci restituisce la fotografia di un Paese in grave sofferenza, in cui l’8,5% delle famiglie italiane non sa se potrà mettere il piatto in tavola e, anzi, è costretto a scegliere se curarsi, pagare le bollette o fare la spesa”, protesta la senatrice Sabrina Licheri, capogruppo in commissione Attività produttive. “Altro che la buffonata del ‘carrello tricolore‘ e simili stupidaggini: fra l’aumento dell’inflazione, i rincari dei costi energetici e, soprattutto, la cancellazione del Reddito di cittadinanza Meloni & Co. stanno riducendo gli italiani in braghe di tela”, dice la capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti.

Le critiche del Pd – Ricorda alla premier la cancellazione per decreto del reddito di cittadinanza anche Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: “Nel giorno in cui l’Istat rivela che quasi sei milioni di italiani vivono in povertà assoluta- dice – Meloni spiega che la povertà non si abolisce per decreto. Osservazione ineccepibile. Peccato che lei i decreti li ha usati per aumentarla in maniera diffusa, eliminando il reddito di cittadinanza, precarizzando ulteriormente il lavoro abolendo le causali sui contratti a tempo determinato e negando il salario minimo a tre milioni e mezzo di lavoratori. Questi sono i fatti, il resto è propaganda”. Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd, sottolinea i “due drammatici record relativi al lavoro povero“, cioè la crescita della povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata e soprattutto tra quelle in cui la persona di riferimento è un lavoratore dipendente. “Lavoro e povero non devono più stare insieme”, scandisce. “Per questo continueremo a batterci per il salario minimo legale“.

Molto critica tra i dem anche la senatrice Annamaria Furlan. “Le scelte del governo, tra tutte la cancellazione di uno strumento di reddito minimo universale, avranno un impatto drammatico sulle famiglie. La spesa media mensile è cresciuta, in meno di dieci anni, dell’8 per cento: un problema che deve essere affrontato con misure strutturali, esattamente il contrario di ciò che ha fatto il governo Meloni nell’ultimo anno”, dice l’ex segretaria della Cisl. Per Peppe De Cristofaro dell’Alleanza Verdi Sinistra “siamo a rischio bomba sociale. La cancellazione dell’unico strumento contro la povertà come il Reddito di Cittadinanza fatta dal governo non lascia ben sperare per il 2024, anzi. La Meloni continua a fare finta di niente ma la povertà è un grosso problema”.

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