È morto all’età di 91 anni il generale Antonio Subranni. L’ex comandante del Ros dei Carabinieri è deceduto nei giorni scorsi e a rendere nota la notizia è stato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. “Nei giorni scorsi si è spento il generale Antonio Subranni, dopo anni di sofferenze. Voglio esprimere vicinanza alla moglie, alla figlia Danila ed a tutta la famiglia”, afferma Gasparri.

Nato in Molise nel 1932, Subranni è stato protagonista di tante pagine della storia italiana e coinvolto in alcune vicende giudiziarie. Ultima in ordine di tempo l’assoluzione in via definitiva della Cassazione, del giugno del 2023, nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Dopo la condanna in primo grado, il generale Antonio Subranni era stato assolto in appello perché “il fatto non costituisce reato“. La Cassazione, invece, ha deciso di assolvere lui e gli altri carabinieri “per non aver commesso il fatto”. Subranni è stato invece prescritto per l’accusa di favoreggiamento nel processo relativo ai depistaggi nelle indagini sull’omicidio di Peppino Impastato: “Un contesto di gravi omissioni ed evidenti anomalie investigative“, ha scritto nel 2018 il giudice descrivendo le indagini svolte nel 1978. In quegli anni Subranni era comandante del Reparto operativo del comando provinciale dell’Arma di Palermo. Subito dopo il rinvenimento del cadavere dell’attivista di Democrazia Proletaria, la pista mafiosa non fu presa in considerazione dai carabinieri, che tentarono, invece, di accreditare Peppino Impastato come una persona instabile sul piano psichico. Subranni è stato a capo dei Ros dal 1990 al 1993.

Nell’agosto del 2009 Agnese Piraino Leto, la moglie del giudice Paolo Borsellino, racconta ai magistrati di Caltanissetta alcune confidenze raccolte dal marito poco prima della strage di via d’Amelio. “Il 15 luglio 1992, verso sera, conversando con mio marito in balcone lo vidi sconvolto. Mi disse testualmente: ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni è punciutu“, sono le parole messe a verbale dalla moglie di Borsellino. Il termine “punciuto” vuol dire essenzialmente essere affiliato a Cosa nostra. Un racconto confermato nel gennaio del 2010: “Confermo che mi disse che il generale Subranni era punciuto. Mi ricordo che quando me lo disse era sbalordito, ma aggiungo che me lo disse con tono assolutamente certo. Non mi disse chi glielo aveva detto. Mi disse, comunque, che quando glielo avevano detto era stato tanto male da aver avuto conati di vomito. Per lui, infatti, l’Arma dei Carabinieri era intoccabile”. Un’accusa grave per Subranni che aveva negato ogni addebito, attaccando la consorte del magistrato assassinato: “Purtroppo, la signora Borsellino non sta bene in salute. Forse un Alzheimer, non so quando cominciato”, aveva detto in un’intervista al Corriere della Sera. Le dichiarazioni della signora Piraino Leto avevano fatto finire sotto inchiesta il generale del Ros. Un’indagine per concorso esterno a Cosa nostra poi chiusa con l’archiviazione.

“Ho conosciuto il generale Subranni e ne ho apprezzato sul campo il valore di autentico protagonista della lotta alla criminalità organizzata e ne ho constatato l’esempio di carabiniere integerrimo”, scrive Maurizio Gasparri. “Per anni ha subito un ingiusto processo da parte della magistratura di Palermo, che si è concluso con una assoluzione forse arrivata troppo tardi. E sono certo che anche il suo corpo ha subito le conseguenze di questa ingiusta aggressione giudiziaria”, aggiunge il capogruppo di Forza Italia al Senato. La figlia, Danila Subranni, è stata storica assistente e portavoce di Angelino Alfano, per poi diventare capo della comunicazione di Forza Italia alla Camera.

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