Voglio esprimere la mia piena solidarietà al Senato Accademico dell’Università di Torino che martedì scorso ha deciso di non partecipare ad un bando del ministero degli Esteri italiano relativo al finanziamento di progetti di ricerca tra Italia e Israele. La decisione, assunta “visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza”, è stata in questi giorni attaccata in modo forsennato e domani vi sarà addirittura una manifestazione di protesta convocata sotto la sede del rettorato.
Di fronte alla scelta dell’Università di Torino di dare un segnale di dissenso riguardo al massacro in corso a Gaza, abbiamo assistito ad una levata di scudi che la dice lunga sul degrado della nostra società.
In primo luogo, a Gaza cosa sta succedendo? In 5 mesi di bombardamenti indiscriminati e di attacchi militari continui, nella striscia di Gaza sono morti più di trentamila civili di cui quasi la metà bambini. In questa situazione catastrofica che nulla ha a che vedere con una guerra tra eserciti, la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, il 26 gennaio ha stabilito che le azioni d’Israele nella Striscia di Gaza sono plausibilmente genocidarie e ha emesso una ordinanza che impone ad Israele di adottare immediate misure per consentire la fornitura di servizi di base e assistenza umanitaria in favore dei palestinesi.
Nonostante questa sentenza, il governo israeliano ha aggravato ulteriormente la situazione e, con il blocco degli aiuti alle frontiere, ha condannato a morte per fame e per sete i due milioni di persone che a Gaza vivono. Non pago di aver distrutto la quasi totalità delle case, delle infrastrutture, delle università, delle chiese, degli ospedali, da mesi impedisce l’ingresso a Gaza del cibo.
Come denuncia Amnesty International, la popolazione di Gaza viene quindi bombardata quotidianamente, ridotta a morire di fame e di sete e impossibilitata a curarsi e a farsi curare, perché mancano le medicine, compresi gli anestetici per operare i bambini colpiti dagli israeliani.
Al confine egiziano si trovano più di 7.000 camion carichi di aiuti umanitari a cui il governo israeliano sta impedendo l’ingresso e la stessa cosa succede in tutti gli altri ingressi a Gaza. In questa condizione il Presidente dell’Onu Antonio Guterres, tenendo una conferenza stampa al confine egiziano con Israele, ha detto: “Qui vediamo lo strazio e la crudeltà di tutto ciò. Una lunga fila di camion umanitari bloccati su un lato del cancello, l’ombra lunga della carestia dall’altra”.
Ha quindi parlato di “oltraggio morale” a proposito del comportamento del governo israeliano, perché è evidente che qui non siamo più nel terreno della discussione politica e nemmeno della guerra: qui siamo di fronte a un genocidio costruito giorno dopo giorno non solo con le bombe, ma con la deliberata scelta di far morire di fame un popolo.
Al presidente dell’Onu che dice: “I palestinesi di Gaza, bambini, donne e uomini, vivono dentro un incubo infinito. Porto la voce della grande maggioranza del mondo che ne ha avuto abbastanza”, ha replicato immediatamente il ministro degli esteri israeliano Katz che ha definito l’Onu una “organizzazione antisemita, anti-israeliana e sostenitrice del terrorismo”.
E qui le parole del ministro del governo israeliano fanno il paio con quelle che sentiamo contro il Senato accademico dell’Università torinese e non solo. Ogni critica rivolta al governo israeliano viene tacciata di antisemitismo e si usa un codice comunicativo che costruisce un parallelo tra la critica ad Israele e le leggi razziali o l’olocausto. Pensiamo a Piero Fassino, il dirigente del Pd che attaccando la scelta del senato accademico torinese scrive: “C’è stato un tempo lugubre nel quale dalle università venivano espulsi professori perché ebrei”.
Grave che il #Senatoaccademico delll’Università di #Torino abbia deciso di non partecipare a progetti di cooperazione con Università israeliane. C’è stato un tempo lugubre nel quale dalle Università venivano espulsi professori perché ebrei.
Profetico Bertolt Brecht: “vigilate,…— Piero Fassino (@pierofassino) March 20, 2024
Di fronte a questo palese tentativo di coprire ogni malefatta dello stato israeliano con l’Olocausto subito dal popolo ebraico, credo ogni essere umano debba parlare, debba prendere posizione, pena diventare complice del genocidio che il governo israeliano sta facendo sotto i nostri occhi giorno dopo giorno. Nulla giustifica il genocidio del popolo palestinese e chiunque utilizzi la Shoah, l’orribile sterminio di sei milioni di ebrei da parte dei nazifascisti, per giustificare il genocidio oggi in corso ai danni dei palestinesi sta uccidendo nuovamente quelle persone perché sta riproducendo la stessa barbarie.
Ai milioni di ebrei assassinati dai nazisti almeno questo lo dobbiamo: mai più, mai più!