Non sono morti per una tragedia avvenuta durante una gita. Gli agenti segreti Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi hanno perso la vita durante una “delicata” missione compiuta insieme ad alcuni 007 israeliani. La notizia è stata confermata ufficialmente – seppur in maniera solo implicita – dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza solo dieci mesi dopo il drammatico incidente sul Lago Maggiore. Ovviamente quella gita sulla barca Gooduria aveva subito sollevato più di qualche sospetto. E non solo per le strane modalità in cui era maturato l’incidente. Tutti gli uomini a bordo dell’imbarcazione, infatti, erano agenti segreti: 8 italiani dell’Aise, il servizio d’informazioni per l’estero, 13 israeliani del Mossad, l’intelligence di Tel Aviv. All’inizio si era parlato di una festa di compleanno tra colleghi, poi però era emersa più di un’incongruenza: lo stesso skipper, Claudio Carminati, era stato indicato come persona di fiducia delle agenzie d’informazione.
La conferma implicita del Dis – Almeno fino a ieri quando Open ha rivelato quello che i nostri servizi segreti hanno evidentemente voluto rendere pubblico: i due agenti dell’Aise sono morti durante una missione. L’informazione è contenuta nelle biografie di Barnobi e Alonzi, inserite sulla Parete della memoria negli uffici di Palazzo Dante, sede del Dis, in occasione della Giornata della Memoria per ricordare i caduti dei servizi segreti. La notizia è riportata nelle ultime cinque righe della bio, che sono identiche per entrambi gli agenti: “Perde la vita – si legge – nelle acque del Lago Maggiore il 28 maggio 2023, nel corso dello svolgimento di una delicata attività operativa con Servizi Collegati Esteri“. Quella sul Lago Maggiore, dunque, era addirittura una “delicata” missione operativa. Per fare cosa? Quale era l’obiettivo di quell’attività di spie italiane e israeliane? Domande che sono probabilmente destinate a rimanere inevase. Ci sarebbe poi da capire perché dopo mesi di silenzio i nostri servizi segreti hanno voluto confermare quello che in tanti sospettavano: quella sul Lago non era una semplice rimpatriata tra ex colleghi.
Il profilo di Alonzi – Ma chi erano i due 007 italiani rimasti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro? Una traccia forse può essere contenuta sempre nelle note biografice dei due agenti caduti in servizio. Nato nel 1962, Alonzi era un maresciallo dei Carabinieri, entrato nel Sismi – i servizi segreti militari – nel 2001 e poi passato all’Aise. “Si distingue subito per affidabilità e spiccata vocazione informativa, qualità che ne determinano l’assegnazione, nel tempo, alle articolazioni di più marcata proiezione operativa”, recita la sua biografia affissa nella Sala della Memoria del Dis, al fianco di quelle di Nicola Calipari e Vincenzo Li Causi. Dopo essere passato ai servizi segreti per l’estero, Alonzi “viene costantemente impiegato in complesse missioni di ricerca, anche in contesti internazionali connotati da elevatissimo livello di rischio”. Sposato con due figli, era nato e viveva ancora in provincia di Frosinone, a Vicero, dove ovviamente nessuno era informato della sua reale professione.
Quello di Barnobi – Non dare nell’occhio e non rendere nota la propria professione è ovviamente una caratteristica essenziale per tutti gli agenti dell’intelligence. Un’abitudine rispettata anche da Tiziana Barnobi, classe 1969, nata a Trieste ma ormai da molto tempo trapiantata a Roma. Laureata in Economia nel 1994, sposata e madre di un figlio. “Nessuno sapeva che lavorasse nell’intelligence a tutti diceva di essere una funzionaria della presidenza del Consiglio”, raccontavano nei giorni dopo la tragedia suoi vicini di casa sulla Cassia, dove abitava. Era entrata all’Aise nel 2016. “Si pone immediatamente in evidenza per competenza, riservatezza e altissimo senso del dovere e delle Istituzioni, qualità che le consentono di essere impiegata in delicate e complesse missioni di ricerca informativa“, si legge sul suo conto nella lapide affissa nella sede del Dis. “L’approfondita conoscenza delle lingue veicolari – prosegue la nota – e le innate capacità relazionali le valgono una proiezione operativa di respiro internazionale. In più circostanze fornisce il suo risolutivo contributo per il raggiungimento di prioritari obiettivi istituzionali, meritando il vivo riconoscimento della comunità intelligence italiana, nonché di prestigiosi partner istituzionali”.
L’ex Miss Italia diventata 007 – Nel passato di Barnobi anche un’esperienza a Miss Italia nel 1985, quando aveva solo 16 anni. Aveva vinto una tappa preliminare, quella di “Ragazza in gambissima” che si era svolta a Grado. In questo modo si era trovata proiettata alla finalissima di Salsomaggiore. A confermarlo a ilfattoquotidiano.it era stata Patrizia Mirigliani, figlia dello storico patron di Miss Italia: “Dietro la bellezza c’è anche la sostanza – aveva detto – Dal concorso, da Sofia Loren in poi, sono passate le donne non solo più belle ma anche piene di risorse in settori non propriamente artistici. Però finora mai una 007”.