“Caso Bari? Tutto parte dalla decisione del ministro dell’Interno Piantedosi di avviare la Commissione d’accesso in vista dello scioglimento di un Comune che è virtualmente sciolto perché si vota tra 3 mesi. Quindi, è un’operazione per buttare fango da parte del governo sul Pd che governa la Regione Puglia e la città di Bari. Ci sono peccati da parte del Pd? Sì, e si chiamano clientelismo e trasformismo”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio esordisce nell’analisi della bufera che ha coinvolto il sindaco di Bari Antonio Decaro e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, mettendo in fila i fatti che si sono susseguiti.
“La faccenda della foto di Decaro con sorella e nipote incensurate del boss Capriati – continua – è puro folclore. A me capita spessissimo che mi fermino e mi chiedano di fare una foto, ma chissà quanti poco di buono hanno un selfie con me. Ma tutto questo casino che nasce dalle dichiarazioni di Emiliano, il quale dice di aver portato Decaro da un’altra sorella del boss Capriati, che peraltro lui stesso da magistrato aveva fatto condannare all’ergastolo per omicidio, denota lo scarso calcolo da parte di Emiliano sul fatto che quelle cose che ha raccontato le capiscono tutti a Bari, ma fuori no”.
Il direttore del Fatto spiega: “Nessuno, a parte i baresi, sa cosa succedeva a Bari nei primi anni 2000: nella città vecchia, che era chiamata Scippolandia, si sparava ad altezza uomo. Emiliano conosceva praticamente l’albero genealogico di tutte le famiglie mafiose. E quando da sindaco portò a Bari vecchia Decaro, giovane pivello che faceva l’assessore al traffico, per spiegare perché mettevano la Ztl e ripulivano Bari vecchia, cioè per dare sicurezza alla gente, Decaro non ricorda quell’episodio perché non sa chi era colei o colui con cui parlava Emiliano. Era Emiliano che sapeva tutto, proprio perché conosceva i boss e i parenti dei boss ed era andato lì con Decaro invitarli a rispettare l’assessore”.
E conclude: “Quindi, Emiliano stava facendo antimafia, non collusioni con la mafia. Questa è la cosa assurda. Tutti sanno benissimo che Emiliano può essere accusato di tante cose, come quello di essere uno ‘sceriffo’, ma al fatto che Emiliano, cioè il pm che più di tutti ha ripulito la Puglia dalla Sacra Corona Unita, possa essere sospettato di essere un mafioso o colluso coi mafiosi non ci crede nessuno. È chiaro che è polemica politica un po’ strumentale, visto che ciò avviene alla vigilia delle elezioni. Altre sono le colpe del Pd che vanno rinfacciate, come il clientelismo e il trasformismo, ma la mafia proprio no”.