Salta l’incardinamento in Senato dei disegni di legge sul fine vita, per l’assenza del governo, la cui presenza è necessaria in tutta l’attività parlamentare. I senatori delle Commissioni giustizia e Affari sociali, dove oggi i ddl sarebbero dovuti essere solo illustrati, hanno ricevuto una comunicazione con la sconvocazione della seduta, per l’assenza del governo. “Siamo contrariati – ha commentato Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in Giustizia e firmatario di una delle ddl – è evidente che c’è un problema politico, dato che per incardinare un provvedimento basta un qualsiasi sottosegretario”.
Solo il 18 marzo scorso, il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera aveva richiamato il Parlamento, tra le altre cose, anche sul fine vita. “Non si può”, ha dichiarato, “non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando ad una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione”, ha detto Barbera. Il presidente della Consulta si è auspicato che “sia un intervento del legislatore che dia seguito alla sentenza n. 242 del 2019 (il cosiddetto caso Cappato), sul fine vita”.
La politica però, sembra andare in direzione opposta. Mentre i lavori si bloccavano a Palazzo Madama, in contemporanea Forza Italia ha depositato un disegno di legge in materia di disposizioni anticipate di trattamento e prestazione delle cure palliative: “Cambiare il ‘testamento biologico’ per emendare passaggi che si ritengono gravemente errati”, si legge. In primo luogo non considera trattamenti sanitari la nutrizione e l’idratazione, anche artificiali, introduce la disciplina dell’obiezione di coscienza per il medico e per il personale sanitario; punta a rendere effettivo il ricorso alle cure palliative. Protestano i dem: “Vediamo se il testo di Forza Italia verrà incardinato e abbinato, se così fosse è un testo che ignora completamente le indicazioni della Corte Costituzionale, fa come se la sentenza della Consulta non ci fosse mai stata. E fa fare dei passi indietro al nostro ordinamento rispetto alle legge del 2017, che introduceva il tema dell’alleanza paziente-medico, sulle Dat e la sedazione palliativa profonda, con dei passi indietro da gigante”.
Intanto oggi, ventotto organizzazioni non governative che si occupano di fine vita e libertà civili in tutta Europa hanno deciso di unire le forze in un’iniziativa “senza precedenti” per rafforzare il diritto all’autodeterminazione all’interno dell’Unione Europea. Si tratta di una petizione indirizzata al Parlamento Europeo, che ha l’obiettivo, tra le altre cose, di chiedere all’Ue l’inclusione del diritto alla morte assistita volontaria nella “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”. Ad annunciarlo è stata l’associazione Coscioni e Eumans, il movimento paneuropeo di cittadini fondato da Marco Cappato. “Da oggi inizia la raccolta delle firme in tutta l’Unione europea. Chiederemo alle candidate e ai candidati alle elezioni europee, di qualsiasi orientamento politico, di sottoscrivere la petizione”. La petizione è stata presentata durante una conferenza stampa online questa mattina e sarà proposta a tutti i candidati di ogni schieramento politico per le prossime elezioni europee. “Sull’eutanasia”, ha detto Cappato, “ogni Stato membro deve poter legiferare sulla base della propria tradizione giuridica e amministrativa, ma sempre rispettando i principi riconosciuti dalla stessa Corte europea dei diritti umani, secondo la quale ciascun individuo ha diritto a ‘decidere con quali mezzi e in che momento porre fine alla propria vità”.