I servizi di sicurezza interni della Russia tornano a puntare il dito contro l’Ucraina per l’attentato al Crocus City Hall di venerdì sera nel quale sono morte 145 persone: “Kiev ha addestrato i responsabili in Medio Oriente”. L’accusa è diretta e torna su uno dei maggiori timori espressi dalle agenzie di intelligence occidentali, cioè l’uso del massacro da parte di Mosca come pretesto per attaccare ancora più violentemente il Paese invaso due anni fa. “Ipotesi ridicole” le definisce una fonte diplomatica della Nato all’Ansa: “Non è stata presentata alcuna prova: si tratta di un altro esempio della disinformazione del Cremlino”, viene precisato.
A mettere nel mirino l’Ucraina è stato questa volta il direttore del Fsb, Alexander Bortnikov, sostenendo che gli attentatori sono stati “addestrati da Kiev in Medio Oriente”, avvisando che la Russia risponderà con misure di rappresaglia all’attacco terroristico rivendicato dall’Isis-K. Il numero uno dei servizi di sicurezza interni ha esteso il coinvolgimento anche agli Stati Uniti e Regno Unito.
“Cosa bisogna aver fatto per dimostrare di aver le capacità di attuare un attacco come questo? Altri atti di sabotaggio e di terrorismo che sia i direttori dei servizi speciali ucraini che quelli britannici hanno. Lo stesso si può dire per quelli degli Usa”, ha aggiunto citando “attacchi con droni, con unità navali senza pilota in mare e incursioni di sabotatori e organizzazioni terroristiche nel nostro territorio”.
Non solo. Botkinov ha sostenuto che l’Ucraina si preparava ad accogliere “come eroi” i terroristi che hanno compiuto l’attacco. Secondo i servizi di sicurezza interni, lo Sbu, l’intelligente militare ucraina, deve essere considerata come una organizzazione terroristica, e il direttore del Gur, Kyrylo Budanov, deve essere considerato come un bersaglio delle forze russe “come chiunque commette crimini contro la Russia”.
Una posizione identica a quella presa da Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo, tornato ad affermare con granitica certezza: “Dietro l’attacco terroristico al Crocus City Hall di Mosca c’è l’Ucraina”. Anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, nel suo briefing quotidiano, ha ricordato che il presidente russo Vladimir Putin ha detto che “secondo dati preliminari” esiste un collegamento tra gli attentatori e Kiev. La linea tenuta dal Cremlino appare quindi chiara e rinfocola i timori che la risposta di Mosca porti a un’ulteriore escalation in Ucraina con raid e attacchi ancora più violenti e sanguinari.
Il fuoco di fila aperto dalle autorità russe ha provocato una risposta immediata dall’Ucraina: “Dopo la menzogna di Putin, le menzogne vengono ufficialmente diffuse da Patrushev e poi dal capo dell’Fsb Bortnikov… Domanda: perché questa manifestazione dimostrativa di inadeguatezza collettiva?”, ha scritto su X il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. “Ci sono fatti inconfutabili, comprensione comune (in diversi Paesi) delle cause e delle conseguenze e completa incredulità anche da parte dei Paesi neutrali riguardo alla ‘pista ucraina’ nell’attacco terroristico”, ha aggiunto Podolyak.
Sulla stessa linea il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: “Mi sembra molta propaganda, chiaramente l’attentato è di matrice islamica, ci sono stati problemi nelle repubbliche musulmane dell’ex Unione Sovietica e c’è sempre una situazione di grande tensione. Credo che sia un’azione dimostrativa di quel mondo contro la Russia, peraltro già prevista”, ha Tajani a Tagadà su La7.