Totò e Matteo insieme alle elezioni europee? La notizia di un accordo elettorale in vista del prossimo 8 e 9 giugno tra l’ex governatore Cuffaro, che ha scontato in carcere una condanna per favoreggiamento alla mafia, e Matteo Renzi, sta scatenando tante reazioni mettendo perfino a rischio il patto già dato per siglato. All’ufficializzazione mancherebbero solo alcuni dettagli da discutere in una riunione romana prevista per mercoledì. Ma alla vigilia del summit nessuna delle parti in causa – contattate da ilfattoquotidiano.it – si espone per confermare l’accordo. Una fase di attendismo per pesare le reazioni ma non solo: l’accordo parallelo per una lista comune tra Renzi ed Emma Bonino potrebbe allontanare i Cuffariani.

Il patto tra Renzi e Cuffaro in realtà era già nell’aria da un pezzo. Cioè già da quando, lo scorso novembre, Antonio Tajani ha sbattuto la porta in faccia all’ex presidente siciliano, dopo il veto posto da Caterina Chinnici, prossima candidata forzista alle Europee. Subito dopo il niet di Forza Italia, Totò Vasa Vasa si era rivolto all’ex presidente del consiglio. Che ci fosse un dialogo tra i due, in vista delle Europee – per le quali è prevista una soglia di sbarramento al 4 % che limita i piccoli partiti – era già risaputo da un pezzo. È stato Cateno De Luca, pochi giorni fa, a rilanciare la notizia che l’accordo tra i due fosse ormai certo, chiedendo a Renzi di chiarire “le sue posizioni sulla mafia”.

Solo la prima di una sfilza di reazioni, anche dal cosiddetto campo largo che non sembra vedere di buon occhio un patto col fondatore della Nuova Dc: “L’avevo detto prima: no all’alleanza con la Nuova Dc. Lo ribadisco con ancora più convinzione alla luce dell’accordo elettorale tra Renzi e Cuffaro per le elezioni europee. Un cartello senza idee finalizzato a raggiungere la soglia di sbarramento e la sopravvivenza politica. Oltre questo non c’è altro, non c’è nulla”, dice il segretario siciliano del Pd, Anthony Barbagallo a ilfattoquotidiano.it. Ed è chiara anche la posizione di Carlo Calenda: “Noi siamo molto aperti ad accogliere altre formazioni che si riconoscono nel liberalismo, nel repubblicanesimo. A +Europa ho detto più volte che siamo disponibili, ma ci vuole una coerenza. Quello che non possiamo fare è una operazione che include Renzi, Cuffaro, Cesaro. Perché gli italiani dovrebbero votare una accozzaglia che ha tutto dentro?”.

A quest’ultimo risponde Elena Boschi: “Prendiamo atto dell’ennesima dichiarazione di Carlo Calenda che insiste nel dire no a una operazione politica di grande livello come quella alla quale stiamo lavorando”. Un’operazione politica, tuttavia, non ancora del tutto definita. Di certo il consenso riconquistato in Sicilia negli ultimi anni da Totò Vasa Vasa, può fare gola in una competizione elettorale che lascia fuori i più piccoli. Italia Viva, peraltro, è stata la prima forza politica a “riabilitare” l’ex presidente siciliano. A dare la stura al suo ritorno nella scena pubblica, dopo la carcerazione, era stato proprio il senatore di Iv Davide Faraone, console renziano in Sicilia, che da candidato sindaco di Palermo, nel novembre del 2021, sedette al tavolo acconto all’ex presidente per la presentazione di un libro sulla Dc del deputato forzista Gianfranco Rotondi.

Già allora sembrava certo un accordo tra renziani e il redivivo Vasa Vasa, ma poi Renzi preferì ritirare la candidatura di Faraone e restare fuori – ufficialmente ma molti dei suoi si candidarono senza simbolo – da una corsa elettorale in una coalizione di centrodestra che spingeva su un candidato, Roberto Lagalla, voluto da Marcello Dell’Utri e dallo stesso Cuffaro. Come andarono quelle elezioni è cosa nota.

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