Parte la campagna referendaria della Cgil che prevede la raccolta di firme por portare al voto quattro quesiti. Riguardano i licenziamenti illegittimi, a partire dallo stop al contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs act, il superamento della precarietà e sicurezza negli appalti – e quattro i quesiti. Ieri l’ok dell’assemblea generale, nell’ambito di quella che il sindacato guidato da Maurizio Landini definisce una più ampia strategia “complessiva” di mobilitazione per cui verranno messi in campo “tutti gli strumenti a disposizione”. Tra le altre iniziative lo sciopero dell’11 aprile e la manifestazione del 20 aprile a Roma, entrambi insieme alla Uil, per la salute e sicurezza e una riforma fiscale “giusta”, e poi la piazza del 25 maggio a Napoli insieme invece alle associazioni della “Via maestra”, a difesa della Costituzione e contro il premierato e l’autonomia differenziata.

Tornando ai quesiti referendari, i primi due sono sui licenziamenti (uno sul superamento del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese, previsti dal Jobs act); il terzo sulla reintroduzione delle causali per i contratti a termine (in questo caso il riferimento legislativo è ad una delega del Jobs act ma anche alla norma introdotta dal governo Meloni che lascia alle parti individuali la possibilità di indicare esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva); il quarto è relativo agli appalti, sulla responsabilità del committente sugli infortuni.

Nei prossimi giorni i quesiti saranno depositati in Cassazione e dopo i controlli, previsti dalle procedure e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, partirà la raccolta delle firme (almeno 500mila, in tre mesi). L’obiettivo della Cgil è iniziare l’iter il prima possibile, entro la fine di aprile. Per poter andare al voto nella primavera 2025. Nel percorso anche proposte di legge d’iniziativa popolare su lavoro, rappresentanza, povertà e salute. Il Jobs act, entrato in vigore il 7 marzo 2015 con il governo Renzi, ha introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. E in casi di licenziamento illegittimo ha previsto il superamento del reintegro nel posto di lavoro sostituito da un indennizzo economico commisurato, appunto, all’anzianità (da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mensilità). Di fatto, ha sostenuto più volte la Cgil, ha mandato in soffitta l’articolo 18 per i neoassunti.

“Vogliamo dare un futuro ai giovani, c’è una precarietà non più accettabile, vogliamo dare dignità al lavoro. I giovani, le donne stanno pagando un prezzo altissimo. E mettiamo in campo tutti gli strumenti disponibili per far sì che il lavoro non sia precario, ma dia dignità e permetta di vivere. In più si continua a morire sul lavoro”, dice il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

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